30 anni da insegnante cancellati con un colpo di spugna

Quasi 30 anni a respirare l’aria densa e piena di umori di aule sempre troppo piccole, arrivare in classe con l’affanno fra mille ostacoli caracollando sotto il carico di libri, stereo, fotocopie e cancelleria varia comprati a tue spese… quasi 30 anni fra polvere, gesso, ragnatele e crepe a metter toppe a mancanze di ogni tipo, a cercare di rendere piacevoli e vivibili luoghi spesso squallidi e deprimenti, tentando di tener vivo l’entusiasmo e l’interesse con mille stratagemmi sempre diversi per alunni sempre più distratti, apatici, alienati…

Quasi 30 anni di slalom fra pile di compiti da correggere, materiali accattivanti da cercare, schemi per facilitare, griglie, relazioni e quintali di altre scartoffie a certificare ciò che non si può nemmeno immaginare… e poi gli scatti d’ira e gli impeti d’affetto,gli abbracci a ragazzi chiusi nel silenzio di solitudini profonde, i predicozzi e le pacche sulle spalle, i “grazie prof” e i “non arrendetevi mai”, i mille perchè a cui non sempre sai rispondere e i diecimila perchè che vuoi loro si pongano, le risate e le arrabbiature, l’ansia prima degli esami e la stretta al cuore quando se ne vanno portandosi dietro un pezzo del tuo sapere e della tua vita.

L’imparare da loro ad insegnare come imparare.

Ebbene il Miur con un colpo di spugna ha cancellato questi 30 anni della mia vita di insegnante, niente di tutto questo è più richiesto, niente di tutto questo ha un valore per un ds che volesse assumermi nella sua scuola.

I miei quasi 30 anni dedicati anima e corpo al mio lavoro nei 18 requisiti di assunzione non ci sono. Nei 18 requisiti dell’insegnante perfetto ambito da ogni scuola ci sono master, dottorati, pubblicazioni, attestati, progetti e certificazioni ma l’amore per il proprio lavoro, l’esperienza conquistata con lacrime e sudore fra banchi e giovani vite non c’è.

La scuola mi ha rubato 30 anni di vita e passione facendomi credere che per essere un bravo insegnante fosse necessario saper insegnare.

I lettori ci scrivono

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