Scrittore, grande intellettuale e testimone di impegno civile del nostro tempo, Leonardo Sciascia è scomparso 30 anni fa. Morì a 68 anni il 20 novembre 1989, stroncato dalla leucemia: resta viva la sua visione profetica della nostra società.
All’amico Bufalino
Negli ultimi giorni Leonardo Sciascia aveva scritto all’amico Gesualdo Bufalino: “Ho l’impressione di stare a temperare una matita dalla punta sempre più fine, ma che non riesce più a scrivere”.
Quel fatale impedimento era vissuto da Sciascia come la metafora di una vita che si stava inesorabilmente spegnendo e come un ostacolo crudele all’esercizio di una scrittura a cui assegnava un “destino di verità”.
Testimone di impegno civile
La gran parte della sua vita fu spesa nella testimonianza di un impegno civile votato alla ragione, alla giustizia e all’esercizio di una critica palpitante del potere.
Intellettuale eretico
La sua è stata la lezione di un intellettuale disorganico ma soprattutto eretico: lo stesso profilo dei protagonisti dei suoi romanzi e dei suoi saggi.
La denuncia sui “professionisti dell’antimafia” lo portò sul terreno di uno scontro molto duro che però, dopo la scomparsa, riaffiorò con elementi profetici.
Intensi i rapporti con Vincenzo Consolo e Italo Calvino, più recenti quelli con Gesualdo Bufalino che aveva scoperto e lanciato.
Gli ultimi eretici
Con Pier Paolo Pasolini divideva un modo di guardare ai fatti e alle storie che esaltava le loro affinità di “ultimi eretici”.
La sua memoria è oggi custodita nella palazzina della fondazione intestata a Sciascia che raccoglie le sue carte, i suoi libri, i ritratti degli autori più amati, l’epistolario non ancora completamente esplorato.
Fece scrivere sulla sua tomba: “Ce ne ricorderemo, di questo Pianeta”.