Secondo quanto riporta Cittadinanzattiva, sarebbero ormai 30 le scuole dove è stato soppresso il voto numerico e le pagelle di metà anno. Due iniziative promosse dagli studenti in cerca di un ambiente di apprendimento meno competitivo, per migliorare il malessere psicologico spesso presente in classe.
Naturale la polemica è robusta, di fonte a una scelta così radicale, iniziata dal liceo scientifico Bottoni di Milano, mentre sarebbe all’avanguardia in questa sorta di sperimentazione il liceo scientifico Tosi di Busto Arsizio già al quarto anno consecutivo.
Dunque, secondo quanto scrive Cittadinanzattiva, ci sarebbe un totale di 74 docenti provenienti da 30 scuole di diverse regioni che avrebbero chiesto supporto all’università di Milano-Bicocca per guidare questa rivoluzione educativa.
Per suo conto invece, Famiglia Cristiana, è andata al Liceo Bottoni di Milano per capire meglio questa proposta didattica. Infatti in questa scuola da quest’anno il periodo di valutazione sarà unico e spariranno le pagelle di febbraio.
In alcune classi, inoltre, è al vaglio anche l’eliminazione dei voti numerici nel corso dell’anno, pagelle finali escluse.
Colpa dello stress dei ragazzi? Le motivazioni sono ben altre e affandoano le radici in un percorso didattico di tre anni nel quale, scriove Famiglia Cristiana, sono coinvolti una decina di docenti con un lavoro sulla valutazione realizzato con il supporto della facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università Bicocca di Milano.
Dice la preside del liceo: “Abolire il voto non vuol dire abolire la valutazione, ma passare dalla valutazione sommativa a quella formativa. Insomma, non più la somma dei voti che fa media, ma il percorso dei ragazzi, il lavoro sui loro punti di forza e di debolezza. E abolire il quadrimestre vuol dire valutare tutto il percorso dell’intero anno scolastico, da settembre a giugno”.
Quindi un ciclo unico che richiede un tempo più lungo dentro il quale però sono previste le verifiche e le valutazione: “Le verifiche sono costanti e la valutazione è l’aiuto che noi offriamo sempre agli studenti: non possiamo non valutarli, altrimenti non li aiutiamo”.
In pratica, dice la preside, “Io parto dall’impostazione del quaderno, da come prendere appunti, da come correggere gli errori commessi, dalla loro comprensione. È un metodo legato al processo. Dobbiamo spostare l’attenzione dal prodotto al processo formativo, la valutazione è la partenza per pianificare il lavoro successivo, non è il fine”.
Per la valutazione, inoltre, “Ci sono colleghi che usano modi diversi: c’è chi usa le icone. Ad esempio negli esercizi assegnati si può mettere in evidenza con un’icona la tipologia di errore e segnalare il miglioramento rispetto alla volta precedente”.
Tuttavia ciò che conta, il valore più importante di questa innovazione, si poggerebbe su “un lavoro per competenze dove non c’è nulla di prefabbricato”, infatti, viene sottolineato, si tende a creare “un clima di rispetto reciproco nel gruppo dei pari: i vantaggi di condividere con i compagni le riflessioni sul processo formativo sono evidenti, nessuno si sente giudicato”.
Dicono a loro volta i ragazzi: “Lavoriamo sulle nostre competenze, sulle nostre singole difficoltà. In realtà si lavora meglio. Vediamo chiaramente la tipologia di errore commesso e cerchiamo di capire insieme il motivo dello sbaglio, ci interroghiamo su come abbiamo lavorato e su cosa migliorare. I riscontri dei docenti sono costanti”.
Anche i genitori, spiega Famiglia Cristiana, sono messi al corrente. E infatti dice una docente del liceo: “Occorre spiegare loro per evitare che siano un ostacolo, perché questo metodo ribalta la richiesta di attenzione. Pensano che tutto sommato vedere un voto sia meglio perché è chiaro: tutti sanno che 6 è sufficiente. Se non vedono il voto non sanno che cosa pensare e sono costretti a chiedersi che cosa sta facendo il proprio figlio. È una questione di comodità: è facile usare categorie a cui tutti siamo abituati”.
Intanto da Torino, a Firenze a Roma, a Busto Arsizio, a Palermo i percorsi a ciclo unico crescono, insieme alle riflessioni sull’abolizione dei voti numerici e delle abitudini consolidate.
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