I lettori ci scrivono

30 ore settimanali, ma a queste condizioni

CobasCobas

Qualcuno dice che è per far emergere il lavoro sommerso degli insegnanti, ma dopo tutte le riforme imposte dall’alto, che hanno avuto come unico effetto di affossare sempre più la scuola pubblica, scusate ma non mi fido più dei bei proclami.

E’ tanto che se ne parla e molti ministri hanno già proposto in sordina di aumentare l’orario settimanale dei docenti (addirittura a parità di stipendio!), ma fra i docenti circola da sempre un detto: “CHI TOCCA LA SCUOLA MUORE”. Questa potrebbe sembrare la minaccia di una casta ferocemente arroccata ai propri privilegi, ma in realtà dietro questa frase si cela una grande verità. Su tutte le cabine che contengono congegni ad alta tensione c’è il cartello giallo di “PERICOLO!”, ma un elettricista esperto e cauto sa riparare il guasto senza subire o provocare danni. Voglio dire questo: un ministro che si avvicinasse alla Scuola come un dilettante qualsiasi si avvicina ai cavi dell’alta tensione, sarebbe destinato a produrre notevoli danni, a se stesso e agli altri. Basta vedere che fine ha fatto la ex Ministra Giannini e tutto il PD.

Insomma voglio dire che per metter mano ad un meccanismo delicato e complicato come la Scuola Pubblica, occorrono persone molto competenti e soprattutto occorre una visione globale e lungimirante di tutti i cicli scolastici collegati fra loro.Ma soprattutto una cosa oggi occorrerebbe con urgenza: abolire la Scuola-Azienda e ripensare ad una scuola che innanzitutto educhi alla convivenza civile e formi delle persone mature, visto che le famiglie non sono più in grado di farlo.

Ma torniamo al problema dell’orario di servizio dei docenti. Adesso scandalizzerò tutti i colleghi con questa affermazione: “Bene, portiamo l’orario a 30 ore settimanali per tutti, ma solo a queste condizioni:

  1. aumento dello stipendio in proporzione all’aumento di orario. Dodici ore in più rispetto all’attuale orario di cattedra, corrispondono ad un aumento di 2/3 dell’orario, quindi un aumento di 2/3 anche dello stipendio. In questo modo più nessuno potrà attaccarci dicendo che facciamo solo 18 ore di lavoro a settimana e tutti quei colleghi (ne conosco tanti!) che solitamente superano abbondantemente le 30 ore settimanali effettivamente trascorse a scuola, verrebbero sollevati da un aggravio di lavoro solitamente gratuito o mal pagato (coordinatori, vicari, funzioni strumentali ecc.). Ma sia ben chiaro, quando torno a casa non voglio più essere disturbato per ragioni riguardanti il mio lavoro; non voglio avere verifiche da preparare o da correggere, non voglio trovarmi costretto a lavorare di sera per redigere un pdp, un ptof, una relazione ecc. Tutto a scuola ed entro quelle 30 ore! Colleghi, pensate sia possibile? Chi lavora nella scuola sa che non lo è.
  2. avere a disposizione tutto ciò che occorre ad ogni insegnante. Intendo dire che ogni docente dovrebbe avere a disposizione almeno una postazione tranquilla; l’ideale sarebbe un ufficio (dove ricevere anche i genitori) dotato di pc con di tutti i software necessari, stampante sempre dotata di cartucce e carta, scanner, biblioteca ben fornita di testi, e siccome io insegno musica avrei bisogno anche di una soddisfacente dotazione di cd e dvd musicali, tutti gli spartiti che mi occorrono e soprattutto un pianoforte, una chitarra e ogni altro strumento che mi possa tornare utile a svolgere il mio lavoro. Qualcuno potrebbe dire: “Pretendi troppo! Impossibile che ti venga fornito tutto quel materiale!”. Invece è tutto quello che potete trovare a casa mia, che mi sono procurato attingendo al mio magro stipendio, che uso quotidianamente per preparare le lezioni e che è assolutamente indispensabile al mio lavoro quotidiano. Pensate che il MIUR possa fornirci tutto ciò? Ovviamente no.

In caso di contrattazione sindacale su questo tema, consiglio a tutti i sindacati di faremuro pretendendo la garanzia del rispetto di queste due semplici condizioni. A quel punto il Ministro di turno si troverebbe costretto a fare un passo indietro perché impossibilitato a garantirle, oppure sarebbe costretto a trovare un bel po’ di miliardi da investire sulla Scuola Pubblica Italiana. Dimenticavo la terza ipotesi: che il MIUR se ne freghi completamente delle nostre ragioni e che ci risponda con un detto molto in uso a Ferrara: “O mangiate questa minestra, o saltate dalla finestra!”.

Carlo Alberto Bacilleri

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