“Il grave, ripeto, grave, limite della libertà di educazione nel nostro paese è sicuramente uno dei motivi per cui la transizione che è in atto nel paese farà più fatica. La mancanza di libertà di educazione è una ferita gravissima a tutta la società civile. Bisogna continuare a dirlo a grandissima voce”. È quanto ha affermato l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, intervenendo all’arrivo della marcia Andemm al Domm di oggi 14 aprile.
“Non esiste educazione senza libertà, un paese che non garantisce un diritto primario come la libertà integrale di educazione, compresa la dimensione finanziaria, è un Paese che ha in sé un di meno. Non stiamo chiedendo favori a nessuno ma è un dovere dello Stato promuovere e aiutare ogni soggetto sociale in grado di garantire la capacità di fare scuola, in modo rigorosamente certificato.”
“La scuola di ispirazione cattolica domanda solo la libertà di educazione per tutti, le nostre scuole sono così libere che sono aperte a tutti, a qualsiasi religione, anche a chi non vuole e non sa credere, purché ci stia con lealtà.”
Ha poi concluso: “Un paese che vuole guardare al futuro deve garantire e riconoscere il diritto alla libertà di educazione. Questo non è una alternativa alla scuola di Stato, chi lo dice, dice una fandonia”.
Interpellato anche sulle voci “che dicono che la scuola cattolica è per privilegiati e si regalano diplomi”, Scola ha risposto: “Solo chi ha un pregiudizio che rischia la malafede può pensare queste cose. Ma dobbiamo stare attenti perché molti di questi pregiudizi circolano anche all’interno delle nostre stesse comunità cristiane”.
“Bisogna farsi una ragione: nella nostra società, in cui ci sono tante visioni del mondo diverse e non ci sia ascolta, purtroppo ci sono tanti pregiudizi e tocca a noi sfatarli, con molta serenità, se sono convinta di ciò che sono – ha spiegato – e io resto convinto che la scuola cattolica come parte della scuola libera sia invece un elemento di grande civiltà per il Paese”.
È pure intervenuto Formigoni, il presidente della Regione Lombardia, che stigmatizzando come ”manifestazioni intollerabili di demagogia” alcune posizioni sulla tassazione degli immobili ecclesiastici, ha precisato: ”Tassare queste scuole significa tagliare la radice della buona educazione della società. Diciamo no a tagli ingiusti e indiscriminati: le tasse vanno fatte pagare a chi svolge un’attività commerciale, le scuole cattoliche sono investimenti della gente nei confronti dello Stato”.
”Lo Stato – ha detto ancora Formigoni – rispetti le scuole cattoliche e non le soprattassi ulteriormente”. ”Le risorse pubbliche ci vengono tagliate da Roma ma la dote scuola ci sarà per sempre e vi saremo per sempre al fianco. ”
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