Una ferita ancora aperta per l’intera Nazione. Era il 23 novembre del 1980 e alle 19:34 la terra emetteva un boato che avrebbe raso al suolo interi paesi dell’Irpinia. Un terremoto devastante che colpì una parte consistente del sud Italia. Diverse le province colpite, Avellino, Salerno, Potenza e i propri comuni, ma un sisma che fu avvertito, oltre che in Campania e Basilicata, anche in Puglia.
Intere paesi cancellati, quasi 3mila morti e 8mila feriti causati da quei 90 secondi di terrore. Un evento che ha segnato purtroppo un’epoca, e a distanza di 40 anni, ancora la ricostruzione non è stata completata, tra decreti, fondi, comuni dimenticati e altri coinvolti senza diritto.
La commemorazione arriva nel giorno delle iniziative del Ministero dell’Istruzione per la Sicurezza nelle scuole, ma anche nei giorni del Disegno di Legge di Bilancio 2021 all’esame del Parlamento. Nella manovra sono stati inseriti fondi per l’edilizia scolastica (100 milioni all’anno per 15 anni).
Qualche giorno fa Cittadinanzattiva ha evidenziato il 60% delle indagini non finanziate sulle scuole in zone a rischio per mancanza di fondi (2,612). e sulla ricostruzione delle scuole nelle Regioni del centro Italia colpite dal terremoto del 2016, solo 17 interventi su 250 risultano conclusi.
Insomma sui rischi da sisma e sulla sicurezza degli edifici scolastici c’è tanto da fare. Il momento di emergenza sanitaria, con tante scuole al momento vuote, secondo alcuni può essere l’occasione per intervenire.
In Italia 24.000 scuole sono in aree a rischio sismico per tale motivo l’educazione al rischio sismico dovrebbe essere una priorità per la sicurezza nelle scuole.
In un edificio scolastico al segnale di evacuazione gli insegnanti dovranno:
Gli addetti alla squadra di emergenza dovranno invece:
I dipendenti che non hanno incarichi specifici nella gestione dell’emergenza al segnale di evacuazione, nel caso in cui non venga richiesto un loro intervento, potranno dirigersi al punto di raccolta, seguendo le vie di fuga.
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