La gestione delle 40 ore meriterebbe di essere curata con maggiore precisione di quanto spesso avviene nelle scuole. Anche per evitare di finire in un’aula di tribunale.
La sentenza del Tribunale di Torino sulla questione delle ore di servizio prestate dai docenti al di là del tetto contrattuale delle 40 ore potrebbe diventare un riferimento importante per docenti, dirigenti scolastici e RSU.
Il caso di Torino riguarda 3 docenti che avevano dovuto prendere parte a un gran numero di consigli di classe e di sedute di scrutinio ma che non si erano visti riconoscere il maggior impegno orario.
Il giudice del lavoro ha dato loro ragione condannando l’Amministrazione scolastica a pagare tutte le ore di servizio eccedenti le 40 canoniche.
La stessa regola vale ovviamente anche per tutti gli altri impegni aggiuntivi, comprese le attività di aggiornamento e formazione stabilite in qualche modo come obbligatorie dal collegio o dal dirigente scolastico (è il caso, ad esempio delle attività relative agli obblighi legati alla normativa sulla sicurezza).
Questo significa che in sede di stipula del contratto di istituto RSU e dirigente farebbero bene a tenere conto di queste esigenze magari accantonando una somma adeguata da utilizzare per necessità che dovessero presentarsi in corso d’anno (non sempre, per esempio, la durata di scrutini e consigli di classe può essere definita con precisione già all’inizio dell’anno scolastico).
Senza dimenticare che anche il personale con contratto a tempo indeterminato a pieno titolo di accedere al fondo di istituto.
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In diverse scuole, per ridurre al minimo la neccessità di utilizzare il fondo per retribuire le prestazioni aggiuntive, il tempo degli scrutini viene rigorosamente contingentato: ci sono scuole dove il piano annuale prevede consigli di classe di 15-20 minuti al massimo. In questo caso il rischio di irregolarità è persino maggiore: come si fa a garantire una adeguata valutazione di 25 alunni se la seduta dura 15 minuti? Il “trucco” c’è: la seduta ufficiale dello scrutinio serve solo a “ratificare” quanto già deciso in precedenza in riunioni informali durante le quali si provvede anche a inserire i dati nel registro elettronico e a predisporre verbali e prospetti vari.
Questo “trucco” presenta però due limiti di non poco conto: innanzitutto non consente ai docenti di conteggiare il lavoro informale nelle 40 ore e rende poco veritieri i verbali degli scrutini (un verbale in cui sta scritto che il consiglio ha esaminato profitto e comportamento di 25 alunni, che è stato discusso l’andamento complessivo della classe, e magari che i docenti hanno provveduto ad inserire gli esiti della valutazione nel registro e così via diventa quasi un falso se poi si precisa che la riunione è iniziata alle 15,30 ed è terminata alle 15,45).
Come nella miglior tradizione italica tutto fila liscio fino a quando non c’è qualcuno che decide di rivolgersi ad un tribunale. A quel punto possono nascere problemi di non facile soluzione.
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