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400 alunni in geografia: c’è da diventare pazzi

Il prof Enrico Gherardi insegna in 18 diverse prime di un istituto professionale di Ferrara: «Una qualità della materia inesistente, un programma inesistente, c’è da diventare pazzi»: ma qualcuno dovrebbe spiegarlo al ministero

Il Corriere della sera riporta lo sfogo del docente che ha affidato ad una mini telecamera il suo racconto di professore di geografia a Ferrara all’Ipssar Orio Vergani, mentre corre da una sede all’altra per svolgere le sue lezioni: un’ora per classe e per 18 classi

 «L’ora di geografia introdotta nelle prime classi degli istituti tecnici e professionali dalla ministra Carrozza sembrava una buona idea- racconta Enrico Gherardi, sessanta anni, da ventidue anni di ruolo- Ma non si è pensato alle conseguenze pratiche: per noi professori significa gestire decine di prime classi, spezzettando il nostro tempo, riducendo l’attenzione che possiamo dedicare agli studenti: io ho 18 prime, 400 alunni, non ricordo neanche i loro nomi. Ho ripristinato il registro cartaceo, per potermi segnare accanto i loro posti e cercare di memorizzare almeno qualcosa. Ho dovuto abolire i compiti in classe, posso fare solo questionari con test a risposte multiple. Le interrogazioni devono essere velocissime. E per gestire gli alunni con disturbi del comportamento o gli immigrati che fanno fatica a parlare italiano, faccio i salti mortali!».

 

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«Parlo dell’attualità- dice Gerardi- che è un ottimo spunto per spiegare la geografia dei luoghi, parlo dei cambiamenti climatici, del tasso di natalità, dei vulcani, dei terremoti: ma sintetizzare un programma così vasto, che prima veniva svolto in tre anni con ragazzi di terza, quarta e quinta, è quasi impossibile. E poi, vedendoli così poco, non riesco mai ad approfondire, a capire i loro caratteri e le loro inclinazioni. Sono tormentato dagli incubi di non riuscire a fare abbastanza per stimolare la loro curiosità. Basta un giorno di malattia, una festività, e salta tutto. Eppure i ragazzi sono straordinari, pieni di domande, e meriterebbero molto di più».

L’appello, rivolto direttamente alla ministra Stefania Giannini, è accorato: «Bisogna ripensare l’organizzazione dell’insegnamento, altrimenti la Buona scuola rimane ben lontana dalla realtà. È un problema professionale, ma anche umano: a quell’età gli studenti sono un fiume in piena, ed è drammatico non poterli seguire e preparare adeguatamente». Il suo tono è pacato, e a tratti anche spaventato: «Spero di non subire conseguenze per quello che ho fatto, non volevo attaccare nessuno, solo sollevare un problema: forse ho usato parole un po’ forti nel mio video- conclude, ho rischiato un po’, ma ho buttato lì delle cose che dovrebbero far riflettere tutti»Il prof di geografia che ha 400 alunni: «Non ricordo neanche i loro nomi»

Enrico Gherardi ha registrato, scrive Il Corriere, un video per raccontare il disagio di dover insegnare in 18 diverse prime del suo istituto professionale, a Ferrara: «Una qualità della materia inesistente, un programma inesistente, c’è da diventare pazzi»

Pasquale Almirante

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