Datagiovani per Il Sole 24 Ore ha osservato i lavoratori laureati tra i 25 e i 34 anni e quelli diplomati tra i 20 e i 24, nei primi anni successivi al titolo. Una platea di oltre 1,6 milioni di giovani: di questi, 100mila diplomati e 300mila laureati rientrano nella categoria degli overeducated, con un titolo di studio più elevato rispetto a quello richiesto per svolgere il lavoro attuale. In pratica la quota di “overeducated” e “mismatched” – i troppo istruiti o con un curriculum non corrispondente al lavoro svolto – negli anni della crisi si è allargata sempre più, non solo tra i graduati, ma anche tra chi si è fermato alla maturità.
In percentuale si tratta del 17% dei diplomati e del 28% dei laureati, con valori più diversificati a livello territoriale per il diploma (si va dal 13,5% del Mezzogiorno a oltre il 19% del Centro), mentre sono pressoché omogenei per la laurea. E nel confronto tra uomini e donne l’overeducation è molto più elevata tra i maschi nei diplomi e tra le femmine nelle lauree.
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Chi un lavoro è riuscito a “conquistarlo”, si è trovato più spesso coinvolto dal fenomeno della “iperqualificazione” (aumentata fra i tre e i quattro punti percentuali rispetto al 2008).
Il report sottolinea anche l’aumento della sovraistruzione tra i diplomati del Nord (+5,6%) e tra i laureati del Sud e delle Isole (oltre l’8%).
Se nel complesso i vari diplomi sembrano essere più o meno sullo stesso livello per quanto riguarda le caratteristiche di sovraistruzione e abbastanza in linea con quanto si registrava nel 2008, la situazione è molto più articolata se si guarda alle lauree: in particolare, mentre negli indirizzi di tipo medico solo l’8% dei giovani occupati è overeducated, si sale al 13,5% nel caso di ingegneria e architettura, per arrivare al 43,6% nelle discipline umanistiche, ambito che ha risentito di più degli effetti della crisi con un incremento di oltre 12 punti.
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