Sarebbero accusati di truffa e falso per avere autocertificato il possesso di titoli che invece non avevano per entrare nella graduatoria Ata degli incarichi in Puglia e dunque anche per superare i colleghi onesti.
Il Pubblico ministero ha così emesso un decreto di citazione a giudizio nei confronti di 41 persone, che in questo modo, falsificando titoli e documenti, sono entrati nella graduatoria Ata di terza fascia nella regione Puglia e pure fuori regione, soprattutto in provincia di Milano.
Come sempre dietro ci sarebbero delle strutture paritarie che avrebbero fornito le false attestazioni, mentre gli episodi contestai sarebbero una quarantina dentro i quali sarebbero coinvolti collaboratori scolastici e altro genere di figure “amministrative”.
Secondo quanto riportano i giornali del luogo, questo stratagemma, e dunque l’accaparramento di un lavoro acquisto in modo proditorio, avrebbe danneggiato il ministero dell’Istruzione per una somma uguale allo stipendio lordo percepito “indebitamente” e in ogni caso destinato a chi aveva i reali requisiti.
I fatti contestati si riferiscono a un periodo compreso tra il 2015 e il 2020 e tutti avrebbero la stessa caratteristica, ovvero avrebbero presentato attestazioni di vario tipo su attività lavorativa precedentemente svolta nelle cooperative, ma in realtà mai avvenute.
Gli investigatori hanno accertato infatti che l’occupazione del posto non era stata preceduta dalla prescritta comunicazione dell’assunzione al Centro per l’impiego, che va trasmesso il giorno precedente all’instaurazione del rapporto di lavoro.
E ancora, non risulterebbero trasmessi all’Inps i dati delle retribuzioni, né l’invio all’Agenzia delle entrate della certificazione dei redditi percepiti, perché i lavoratori non risultavano iscritti a “libro unico della cooperativa”.
Tutti elementi tali da far ritenere che la prestazione lavorativa in realtà non fosse stata mai fornita, ma che invece la sua esistenza sarebbe stata autocertificata per trarre in inganno il Miur, con “artifici e raggiri”.
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