Egregio Direttore,
Le scrivo in merito alle 5.000 posizioni Ata “dimenticate”, su un problema che si sta trascinando da troppo tempo, senza che il Miur trovi una soluzione “giuridica” al problema.
Sono rimasta attonita nel leggere i comunicati diramati dalle varie sigle sindacali presenti all’incontro Miur-Sindacati tenutosi in data 21 gennaio 2014, leggendoli ho provato un profondo sentimento di forte delusione e di abbandono anche da parte delle istituzioni competenti.
In un comunicato c’era scritto che il Miur starebbe applicando una logica del tipo “Chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato ha dato”, in un altro, addirittura che non ci sarebbero soldi per pagare le residuali 5.200 posizioni economiche rimasta a tutt’oggi non retribuite. Oppure che “qualora si dovesse invece procedere al riconoscimento del beneficio nei confronti del personale non ancora acquisito a sistema, ritiene sempre il Mef, vi sarebbe una scopertura finanziaria fino al 40% degli oneri contrattuali”.
Tutto ciò è insostenibile giuridicamente in uno Stato di Diritto, dove i lavoratori devono avere la certezza di esser pagati per le prestazioni lavorative richieste e che sono state eseguite.
Il nostro Presidente del Consiglio ha scritto nella “Buona Scuola” che tutte le posizioni economiche Ata sono state pagate grazie alla riduzione dei fondi della scuola… Ma purtroppo sappiamo che 5.200 lavoratori Ata, sebbene abbiano prestato la loro attività aggiuntiva, non sono stati pagati.
Chiedo al Miur ed al Mef di trovare una soluzione sollecita al problema.
Quanto tempo dobbiamo ancora attendere per ricevere il compenso dovuto per il lavoro svolto?
E’ sostenibile giuridicamente chiedere ai lavoratori, di qualsiasi comparto essi siano, di compiere alcune prestazioni lavorative e non remunerarle?
Il tempo è passato, abbiamo espletato le procedure concorsuali nel 2011… sono trascorsi diversi anni, ed il tempo è stato usato molto male, siamo al 22 gennaio 2015 e la questione posizioni ecomiche rimane per noi 5200 lavoratori Ata ancora irrisolta.
Non è solo un problema economico, è anche una questione di forte disagio psicologico cui siamo stati sottoposti in questi anni, nessuno ci potrà restituire il pretium doloris relativo alla discriminazione che abbiamo subito.
E’ insostenibile giuridicamente, in uno Stato di Diritto, la tesi: “Chi ha avuto, ha avuto E chi ha dato ha dato”.
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