L’ incresciosa vicenda giudiziaria dei cinque educatori, arrestati per maltrattamenti ai danni di bambini autistici in una comunità di Grottammare ci lascia tutti sgomenti, sia per i risvolti penali che la vicenda stessa ha assunto, sia perché perpetrata a danno di “minori”, incapaci di difendersi. Ma lungi dal farci giudici, attendiamo le risultanza processuali anche per capire come funziona la gestione di tali strutture esenti, in generale, da ogni controllo effettivo sulla qualità dell’intervento educativo e sui titoli accademici degli educatori. Le specificità degli interventi educativi posti in essere e le relative qualifiche professionali degli operatori impiegati (spesso sottopagati e non provvisti del necessario titolo accademico) gravano soprattutto su chi gestisce questi servizi sempre più spesso dati in gestione dopo gare di appalto “a ribasso”, cioè vince chi fa spendere meno e dove i costi del personale vengono schiacciati al minimo, insieme alle loro competenze professionali.
Non vogliamo difendere chi si è reso colpevole di un reato, grave e lacerante, ma in tali precarie condizioni, il lavoro educativo perde di qualità, si dimenticano gli obiettivi primari e si lotta per la sopravvivenza, trasformando la Casa di Alice da luogo di inclusione, accoglienza ed educazione … in un incubo per i ragazzi e per gli operatori.
Le professioni educative vanno regolamentate, l’educatore deve essere laureato triennale a scienze dell’educazione, mentre il coordinatore dei servizi educativi, deve essere un pedagogista con laurea magistrale (3+2). Siamo molto addolorati dell’arresto dei 5 educatori, accusati di usare violenza sui minori a loro affidati. Non è la prima volta che sulle cronache cittadine si punta l’indice su singoli operatori rei di maltrattamenti e abusi, che danneggiano comunque l’immagine professionale di migliaia di operatori che lavorano in silenzio con dedizione e onestà professionale, dimenticando le condizioni di precarietà in cui lavorano!
chiediamo
L’immediata regolamentazione per una professione che merita rispetto e che è impiegata in compiti di alta responsabilità umana e pedagogica come gli Educatori e Pedagogisti: basta superficialità e pressappochismo.
Vogliamo ribadire l’esigenza di qualificazione professionale per il personale che opera a stretto contatto con bambini, che passa attraverso anni di studio universitario, ma che sempre più spesso viene sostituito da personale non laureato o con lauree in psicologia, causando danni agli utenti e alla nostra categoria professionale.
E’ necessario conclude Prisciandaro che agli utenti di questa tipologia di servizi pubblici venga garantito il massimo di professionalità educativa, ridando sicurezza e tranquillità agli utenti e alle loro famiglie. Occorre rimuovere a monte tutte le cause che possono in qualche modo incidere sulla sicurezza e sulla qualità degli interventi educativi di cui hanno pieno diritto i genitori, ridando loro serenità e fiducia verso i Servizi Pubblici.
Occorre regolamentare la professione “educatore” e “pedagogista” che al pari di tutte le altre professioni, danno garanzia all’utenza di una altissima qualità dell’intervento educativo, e perché non accadano ancora fatti di cronaca disgustosi ma prevedibili.
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