5 maggio 2020: anniversario di una grande lotta rimasta inascoltata e nulla ha insegnato. Oltre 100mila a protestare tra studenti, insegnanti e personale amministrativo contro il DDL Scuola voluto da Renzi e i suoi seguaci. Circa 30mila in Sicilia (tra Palermo e Catania), 30mila a Milano, un migliaio a Bologna, 10mila a Torino, mille ad Aosta; io ed Antonietta eravamo partite all’alba per raggiungere i 20mila di Bari. Fianco a fianco, senza conoscerci, ci muovevamo all’unisono, spinti dal desiderio di far sentire la nostra voce ad un Governo mostratosi irrispettoso del lavoro più bello del mondo e della dignità dei suoi lavoratori: “Difendiamo la scuola perché non muoia”.
Ricordo ancora la speranza che accompagnava i nostri sguardi, i volti ebbri di passione per il clima di condivisione e unione. Il 64,89% del personale scolastico aderì allo sciopero contro la Buona Scuola, qualcuna andò a scuola mentre i suoi studenti erano in piazza, qualcun altro si mise a fare un soliloquio in camicia bianca. Risultato? Renzi tirò dritto come un treno senza ascoltare, senza dialogare, esattamente come sta facendo ora la ministra Azzolina. Eppure Ella è laureata in filosofia e dunque dovrebbe conoscere i famosi corsi e ricorsi storici, invece solo apparizioni social prive di un legame con la realtà: va tutto bene, nonostante nonno Antonio debba occuparsi della didattica a distanza della nipotina, perché la mamma lavora 12 ore al giorno per mantenerla.
Forse se le poltrone parlamentari o ministeriali fossero scomode come quelle delle aule scolastiche o dure come il manico di una zappa, non si perderebbe mai di vista il contatto con gli altri e il rispetto dei valori per i quali, un tempo, credevamo di lottare.
Filomena Pinca
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