E’ trascorso un anno dalla data che ha segnato un confine invalicabile nella scuola italiana: il momento in cui docenti e alunni si sono separati. L’anno scorso questa data non è stata percepita come tale. Gli effetti si sono compresi successivamente.
La scuola dagli edifici è passata alla rete, non per volontà ma per necessità. Il passaggio ha atomizzato la classe e semplificato la didattica, annullando la relazione empatica. Le conoscenze apprese sono diminuite in qualità e quantità e soprattutto il desiderio di apprendere.
La classe è un gruppo e come negli animali sociali questo protegge, crea forza e raggiunge obiettivi che ai singoli sono preclusi. Il gruppo crea quell’identità che i ragazzi cercano. La scuola italiana deve affrontare l’handicap provocato dalla didattica a distanza, e le possibilità che la rete offre, rimodulando le didattiche disciplinari e le finalità formative.
Molti istituti cercano di portare avanti progetti formativi ante litteram come se nulla fosse cambiato. Questo modo di procedere aumenta ulteriormente il divario tra le persone. Il gruppo riduce le differenze e migliora le prestazioni.
L’anno trascorso ha permesso di raccogliere errori e esperienze significative per immaginare il futuro presente della scuola. La crescita socio-culturale delle future generazioni non può aspettare.
Gabriele Fraternali