Sono trascorsi venti anni dalla introduzione della Dirigenza Scolastica e la condizione di chi è al vertice delle scuola sembra tutt’altro che migliorata, siamo in una situazione tale che le parole, oramai, non potranno colmare i fatti, che sono decisamente negativi.
Chi capeggia scuole di millecinquecento alunni, con duecento persone alle dipendenze, con milioni di euro di apparecchiature, guadagna anche trentamila euro in meno all’anno rispetto agli altri dirigenti della Pubblica Amministrazione. Lavorare in una scuola autonoma, dirigerla, trascorrervi fino a dodici ore al giorno fra gare di appalto, circolari, scrutini, colloqui con aziende e associazioni, progetti e verifiche, vale il guadagno di un operaio specializzato. E questo con un contraltare di incongruenze e responsabilità assurde, i dirigenti della scuola sono considerati alla stregua dei datori di lavoro per la sicurezza, come se fossero capitani d’azienda, ma non possono neanche sostituire una sola lampadina, visto che questo, come tutto ciò che riguarda strutture e arredi, riguarda l’ente locale.
Ma in galera, quando accade un incidente, ci vanno i dirigenti, anche se magari, in quel momento, si trovano in ferie o a letto, malati. E poi le grottesche situazioni e le incoerenze cui sono soggetti, non è giusto, ad esempio, che i dirigenti comincino questa carriera con un concorso unico, che non distingue fra tipologia di scuole, e poi quando si tratta di presiedere gli esami di stato, si torni alla distinzione fra presidi e direttori didattici, fra presidi delle medie e delle superiori. E quante norme indefinite, quante situazioni che richiedono ogni volta una interrogazione alle autorità competenti, o una richiesta di integrazione della normativa.
Ricordate la questione dell’uscita da scuola degli alunni under sedici? E poi mille situazioni che gridano all’ingiustizia, che fanno capire quanto i dirigenti della scuola, essa stessa pubblica amministrazione di secondo livello, siano figli di un dio minore. Pensiamo alla mancanza di buoni pasto o a forme di compensazione dovute al fatto che un dirigente trascorre giornate intere a scuola, senza soluzione di continuità per poter mangiare. O pensiamo al fatto che i dirigenti scolastici non hanno diritto a trasferte per muoversi fra i vari plessi o sedi e per assolvere alle mille incombenze che li vedono costretti a percorrere molti chilometri al mese.
Ci sono scuole con sedi lontane decine di chilometri, specialmente oggi che con il dimensionamento sono state soppresse migliaia di autonomie, eppure non è prevista alcuna forma di rimborso, non diciamo dell’IVA per acquistare una nuova automobile all’anno, ma neanche della benzina e dell’autostrada. E poi, non è giusto che un dirigente della scuola debba gestire, nel suo lavoro, centinaia di documenti diversi (c’è chi ne ha calcolati circa cinquecento), e che da dieci anni non abbia il rinnovo del contratto o che di questo contratto non ve ne sia stata traccia sui giornali, neanche nel periodo pre elettorale.
SOLO DIRIGENTI esprime solidarietà per il trattamento che tutto il personale della scuola riceve ed esprime contrarietà a qualsiasi forma di contrapposizione con docenti e ATA, siamo tutti sulla stessa barca e tutto il settore deve essere rivalutato, ovviamente. Nell’esprimere grande imbarazzo, prima ancora che dispiacere e rabbia, per il fatto che i dirigenti scolastici italiani, oramai ridotti a settemila, continuino a non veder accolte le loro istanze, come se le scuole autonome, in Italia, potessero fare a meno di figure apicali responsabili e professionali e come se i compiti e le responsabilità fondamentali declinati dall’articolo 25 del Dlgs 165/2001, fossero assolvibili dai dirigenti senza poter neanche governarne le variabili (dal personale ai flussi finanziari, ai sussidi etc.). Tutti questi motivi, e mille altri ancora, spingono SOLO DIRIGENTI e anche tanti dirigenti non iscritti, con fredda determinazione, ad una forma di protesta non invasiva ma ferma e determinata.
Infatti martedi 17 aprile 2018 oltre cinquecento dirigenti della scuola italiana, pacatamente, serenamente, saranno in ferie e si “godranno” un giorno di riposo. Non andranno in delegazione al Ministero, oggi anche sguarnito politicamente, non insceneranno cortei di protesta, non daranno vita a situazioni eclatanti, ma la loro determinata rabbia sarà palpabile e il silenzio che accompagnerà questa manifestazione muta, che vede coinvolti dirigenti di tutta Italia, sarà ancora più stridente.
Alessandro Turchi (Presidente nazionale SOLO DIRIGENTI)
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