Al 30 aprile 2024 i ragazzi reclusi nelle carceri italiane erano 571 e ad oggi sono sette su 17 gli Istituti penitenziari italiani che hanno presenze superiori ai posti disponibili, mentre nei primi quattro mesi del 2024 c’è stata una crescita di 76 unità, pari cioè ad oltre il 15%.
Secondo la coordinatrice nazionale e responsabile dell’Osservatorio minori di Antigone Antigone, “Dal 1998 ad oggi non si erano mai registrati numeri così alti”, che sarebbero stati ancora più se non fosse stata attuata una negativa disposizione che “dà potere ai direttori di inviare i giovani fino a 25 anni, che hanno commesso un reato da minorenni, nelle carceri per adulti, interrompendo così relazioni educative importanti”.
Secondo l’Associazione Antigone, che critica fortemente il decreto Caivano che avrebbe cambiato il paradigma nella giustizia minorile, con un approccio maggiormente punitivo, il “modello della giustizia minorile in Italia, fin dal 1988, data in cui entrò in vigore un procedimento penale specifico per i minorenni, aveva sempre messo al centro il recupero dei ragazzi, in un’età cruciale per il loro sviluppo, nella quale educare è preferibile al punire, garantendo tassi di detenzione sempre molto bassi”.
E infine l’Associazione, chiosa: “Quello che registriamo e che avevamo denunciato, sia durante le audizioni parlamentari svolte nel merito del decreto Caivano, sia nel presentare il nostro 7° rapporto sulla giustizia minorile, è invece come si sia intrapresa una strada che cancella questi 35 anni di lavoro con la prospettiva drammatica e attuale di perdere ragazzi e ragazze per strada”.
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