Chiudere gli accordi coi dipendenti pubblici entro Natale e rinnovare i contratti bloccati dal 2010 con un’una tantum di circa 581 euro medi a testa, che saranno accreditati nel primo stipendio utile dopo la firma dei contratti.
Per calcolare l’una tantum, bisogna tenere conto di 9 euro al mese moltiplicati per le 13 mensilità del 2016 e per le altrettante di quest’anno, quando però si sono aggiunti i 900 milioni di euro messi a disposizione dalla scorsa legge di bilancio.
Ad ogni mensilità di quest’anno, e quindi agli 8,9 euro dal 2016, si dovrebbero aggiungere i 26,8 finanziati con i nuovi fondi, per un totale che si ferma poco sotto i 36 euro.
“Il riassunto -scrive Il Sole 24 ore- porta quindi a un arretrato medio da 581 euro e qualche centesimo.
“Questa una tantum è «media» come sono «medi» gli 85 euro lordi promessi a regime dall’intesa governo-sindacati del 30 novembre 2016, e coperti del tutto per lo Stato dalla legge di bilancio in discussione al Senato. La strategia del governo punta a differenziare i ritocchi contrattuali in base alla busta paga, secondo uno schema della «piramide rovesciata» che dovrebbe tutelare di più i redditi più bassi. Ma saranno i tempi stretti delle trattative a definire il quadro”.
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