Il Dossier indifesa 2023, “La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo” 2023, di Terre des Hommes, presentato a Roma in vista della Giornata mondiale delle bambine (11 ottobre), fa sapere al mondo intero che le bambine che vivono nei Paesi colpiti da conflitti, hanno più del doppio delle probabilità di non andare a scuola rispetto alle coetanee residenti in zone di pace. Oltre all’ostacolo di povertà, matrimoni e gravidanze precoci, i conflitti causano insicurezza generalizzata.
Ciò significa nel complesso che, secondo il Dossier, ogni anno 60 milioni di scolare subiscono violenze sessuali sul tragitto verso la scuola; quindi, molte giovani rinunciano al diritto di studiare.
A ciò si sommano le scuole fatiscenti prive di acqua o di luoghi sicuri dove cambiarsi durante i giorni delle mestruazioni.
In alcuni Paesi, poi, l’istruzione è apertamente negata alle giovani, come in Afghanistan, dove le classi sono inaccessibili alle bambine con più di 12 anni. Inoltre, quando le scuole sono costrette a chiudere a causa di conflitti o una pandemia, le ragazze hanno minori possibilità di tornare sui banchi rispetto ai coetanei.
E ancora: sono 4,3 milioni le bambine che rischiano di subire mutilazioni genitali nel 2023, un dato destinato a peggiorare: entro il 2030, aumenteranno infatti a 4,6 milioni. Secondo l’Oms, oltre 200 milioni di donne convivono con una mutilazione genitale e ogni anno 3 milioni di bambine rischiano di subirla in una trentina di Paesi, soprattutto in Africa, Medioriente e Asia.
Negli ultimi 25 anni, frattanto, l’incidenza è calata: nel 1996 la subiva il 47% delle ragazze tra 15 e 19 anni abitanti in quei Paesi, nel 2021 il 34%, viene spiegato.
Anche in Europa, ogni anno migliaia di bambine subiscono questa violenza, in gran parte non praticata nel Paese europeo di residenza ma in quello d’origine dei genitori, durante le vacanze estive o un viaggio.
La stima è di 600mila ragazze e donne già mutilate, di cui in Italia 80mila donne e 7.600 minori6; tra 53mila e 93mila bambine sono a rischio, mentre in Italia l’incidenza tra le minori con background migratorio a rischio è tra 15% e 24%, recita il dossier.
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