In modo particolare l’articolo 17 del testo si occupa delle «misure per la sostenibilità delle scuole paritarie». La norma, fortemente voluta dal Ncd ma difesa anche da pezzi del Pd, tra cui l’ex ministro Luigi Berlinguer, prevede la detraibilità del 19 per cento delle spese sostenute per la frequenza di scuole dell’infanzia, delle elementari e delle medie. Rispetto alla prima bozza della legge (quando ancora il governo pensava di fare un decreto) sono stati esclusi i licei.
E anche la cifra massima si è ridotta a un decimo di quanto inizialmente previsto: l’importo annuo detraibile sarà di massimo 400 euro: alla fine, un risparmio di circa 75 euro l’anno.
Il ministero, scrive L’Espresso, ha facilmente calcolato il costo complessivo dell’operazione. Nell’anno scolastico 2013/2014 al Miur sanno che gli alunni iscritti a una scuola paritaria sono stati circa 874 mila: 622 mila ad una scuola dell’infanzia, 186 mila ad una primaria e 66 mila alle medie. Esclusi, come detto, i 119 mila iscritti alle superiori. «Considerando il tetto massimo di spesa detraibile prevista dalla norma pari a 400,00 euro ad alunno» scrivono i tecnici nella relazioni, «si stima un ammontare totale di detrazione di circa 66,4 milioni euro». Che raddoppiano, nel 2016, se la norma dovesse realmente entrare in vigore già per il 2015: bisognerebbe allora prevedere un meno 116,2 milioni di euro di Irpef.
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