Il 42,9% del campione di adolescenti esaminato dalla società di pediatria dice di ricevere offese, minacce, sino a vere e proprie persecuzioni tramite gli strumenti della rete: posta elettronica, messaggistica istantanea, blog, sms, mms.
Anche il cyberbullying è un comportamento intenzionale e riguarda danneggiamenti ripetuti nel tempo, inflitti prevalentemente tramite frasi o immagini. “Il bullismo elettronico”, dice Luca Bernardo, consigliere nazionale Sip ed esperto di disagio giovanile, “permette un maggiore anonimato del bullismo diretto che può far diminuire il senso di responsabilità da parte di chi agisce, permettendo l’azione prevaricante anche da parte di soggetti che nella conflittualità sociale diretta non troverebbero la forza di agire.
Il bullismo elettronico inoltre, con il ruolo rivestito dall’immagine, risente più del bullismo tradizionale dell’influenza dei media e delle modalità e contenuti da questi trasmessi.
Non va poi dimenticato che il bullismo elettronico può essere maggiormente nascosto al mondo degli adulti, a causa di una generale maggiore competenza informatica e tecnologica dei ragazzi rispetto ai genitori o agli adulti in genere ed alla scarsa possibilità di controllare le comunicazioni inviate tramite internet o tramite cellulare”.
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