700mila domande per l’aggiornamento delle graduatorie d’istituto. Un numero esorbitante che ha mandato in tilt il sistema informatico del Miur (problemi prontamente risolti) per la compilazione del modello B. Rimane però il fatto che si tratta di cifre di aspiranti docenti molto alti: coloro che sperano in qualche ora di supplenza sono in aumento rispetto all’ultimo aggiornamento, datato 2014 (220mila in più).
Si parla tanto di contrazione del numero delle cattedre a disposizione e degli stipendi bassi. E allora, perché un numero sempre più alto di giovani e meno giovani si mette in gioco?
Così come spiegato su Vanity Fair si pensa al “Non si sa mai”.
Non tutti sono docenti per vocazione o per gli studi affrontati. Ci sono precari storici da tempo inseriti nelle graduatorie di istituto e neolaureati che cercano le prime esperienze, quelli nonriusciti a entrare con l’ultima riforma e chi ha idoneità magari riconosciuta da qualche sentenza.
Ci sono però anche avvocati, notai, psicologi e giornalisti, che non hanno lasciato il loro primo mestiere, ma hanno deciso di aggiungere uno stipendio che è più certo, anche solo per poche ore di supplenza, di quello che può venire dalla libera professione.
Questo assunto, però, lascia francamente un po’ perplessi.
L’altissima considerazione del valore della scuola come base della società non può far tralasciare il fatto che l’insegnamento non sia cosa per tutti. servono competenze e passione così come segnala l’agenzia Sir in un articolo. Occorrono capacità di sacrificio, pazienza e attitudine al rapporto con altre persone: talenti non diffusissimi.
Nelle nostre aule ci sono straordinarie maestre e notevolissimi professori, ma anche docenti mediocri e alcuni scansafatiche. E pensare che l’aumento degli aspiranti docenti si debba all’idea del posto sicuro finché si campa o delle vacanze lunghe non ci lascia particolarmente tranquilli.