“La ‘questione femminile’ va affrontata soprattutto da un punto di vista culturale: con una piena riappropriazione di un ruolo paritario della donna nella società e con un maggior rispetto per l’immagine femminile”. Ed è “la scuola il luogo elettivo dove si creano le premesse per una vera sensibilità, per una scelta consapevole: è nella funzione educativa della scuola la chiave per arrivare a un vero e pieno accesso alle opportunità di crescita e di lavoro”. Lo ha detto nel suo intervento al Quirinale in occasione della cerimonia per l’8 marzo il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.
L’Italia ha fatto uno sforzo normativo contro la violenza alle donne, “il nostro Paese ha fatto la sua parte. Ma la violenza è rimasta”, ha aggiunto Giannini.
“Nel 2012 – ha ricordato Gianni – sono state 124 le donne uccise in Italia. Un dato di per sé inaccettabile che al contempo rappresenta solo la punta di un iceberg”. Un fenomeno contro il quale “tutti devono fare la loro parte anche se non tutti in realtà lo stanno facendo. In Italia – ha sottolineato il ministro Giannini – “la ‘questione femminile’ è ancora una questione irrisolta, direi una questione ‘nazionale’. Risolvere questa questione significa: più donne al lavoro, più donne nei ruoli di vertice, più mamme serene in casa e realizzate fuori, più giovani donne ambiziose, che sappiano e vogliano osare”.
“Perché anche in Italia le donne – ha osservato la titolare del dicastero di viale Trastevere – sono più numerose e in media più qualificate degli uomini, ma il mercato del lavoro non se n’è accorto e ne scoraggia l’inserimento e l’avanzamento in carriera. Per una donna è difficile entrare e ancor più difficile superare gli ostacoli: salari più bassi, maggiore precarietà, difficile conciliazione dei tempi tra casa, figli e lavoro, minore indipendenza economica”.
Ed è nella funzione educativa della scuola, per il ministro, “la chiave per arrivare a un vero e pieno accesso alle opportunità di crescita e di lavoro”.
Il ministro, dopo aver ricordato che anche quest’anno le scuole hanno partecipato al concorso “Donne per le Donne” organizzato di concerto tra il Miur e la Presidenza della Repubblica (oggi sono stati consegnati i premi) ha sottolineato la forte rappresentanza femminile nel Governo: “otto ministri donna sono un segno tangibile di presenza di genere e una scelta politica chiara e lungimirante”.
Il punto statistico sulla violenza contro le donne è stato fatto dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, che nella stessa giornata ha presentato un opuscolo messo a punto dal Viminale sugli interventi normativi già attuati e le attività di supporto per la prevenzione e la repressione del fenomeno.
In Italia, dicono i numeri ufficiali, calano gli omicidi in genere ma non quelli che hanno come vittime le donne. Dai 528 omicidi del 2012 si è passati ai 501 del 2013, mentre per i femminicidi all’opposto dai 159 registrati due anni fa si è arrivati l’anno scorso a quota 177, quasi uno ogni tre giorni. Una tendenza che sembrava smentita dai primi due mesi del 2014 che hanno fatto registrare un calo dei femminicidi (15 rispetto ai 25 del 2013), ma che purtroppo è stata confermata dai dati della prima settimana di marzo con altre sei donne uccise. Nella gran parte dei casi (120 nel 2013) le donne sono state vittime della furia omicida dei loro mariti, compagni, figli, fratelli o nipoti. E dal 2009 ad oggi ben 40mila hanno denunciato di aver subito atti di stalking.
Telefono Rosa, infine, sfata il pregiudizio che la violenza attecchisca maggiormente in condizioni di degrado e basso livello culturale: il 21% delle donne che ne sono vittime è laureata e un ulteriore 53% ha un diploma di scuola superiore. Così come il violento spesso è acculturato e appartiene a un ceto medio-alto.
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