Mentre il dramma della guerra in Ucraina si aggrava di giorno in giorno, con tutto ciò che ne consegue sul fronte dei diritti dell’infanzia, con speciale riguardo alle bambine, due giorni dalle celebrazioni dell’8 marzo l’Unicef rilancia un tema di grande attualità e attraverso una petizione chiede che si possa insegnare la parità di genere sin dai banchi di scuola.
Allo stato attuale, l’argomento potrebbe rientrare nell’ambito delle 33 ore di educazione civica normate dalle linee guida ministeriali, ma i tre nuclei tematici dell’educazione civica (Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale) sono già così densi di contenuti che una specificità formativa dedicata alle questioni di genere non sembra potere trovare adeguato spazio.
La petizione Unicef ribadisce: la scuola è il contesto privilegiato per sperimentare relazioni fondate sul rispetto di tutte le identità, capace di accogliere le soggettività individuali e di accompagnare il percorso di costruzione delle competenze sociali.
Con questa petizione, quindi, l’UNICEF chiede di promuovere, in particolare, attività di formazione per docenti e studenti, con l’obiettivo di analizzare e approfondire il rapporto tra generi, decostruire stereotipi culturali e familiari legati al genere e come la discriminazione di genere si lega alla violenza.
Al tempo stesso si vogliono promuovere iniziative di sensibilizzazione e di rafforzamento di strumenti informativi e di procedure di supporto finalizzati a garantire una prima assistenza per persone sopravvissute a violenza all’interno delle scuole.
Le ragazze e i ragazzi hanno evidenza delle disuguaglianze di genere nelle loro case e nelle loro comunità quotidianamente: nei libri di testo, nei mezzi di informazione, tra le figure che si prendono cura di loro.
Responsabilità inique nelle faccende domestiche, disparità nei salari, scarsa rappresentanza in politica, nei media e nel mondo del lavoro determinano nei bambini e nelle bambine che alcuni compiti siano di esclusiva competenza femminile e altri maschile ostacolando un cambiamento intergenerazionale e limitando le ambizioni di bambine e ragazze. Che le responsabilità siano ripartite equamente tra uomo e donna, tra ragazzi e ragazze, tra bambini e bambine: questo vuol dire decostruire gli stereotipi di genere.
Non servono i dati Istat per avere la percezione della serietà del problema nel nostro Paese. I femminicidi al ritmo di uno ogni due giorni parlano da sé. Ad ogni modo eccoli, i dati Istat: il 31,5% delle ragazze adolescenti e donne tra i 16 e i 70 anni intervistate dall’Istat ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita (pari a circa 6,9 milioni); il 26,4% delle ragazze adolescenti e donne hanno subito violenza psicologica o economica dal partner attuale e il 46,1% da un ex-partner. Inoltre, si stima che il 21,5% delle ragazze adolescenti e donne abbia subito stalking da un ex-partner nel corso della propria vita. Nel 2021 nel nostro Paese ci sono state 119 donne vittime di omicidi, di cui 102 uccise in ambito familiare o affettivo. Nei primi nove mesi del 2021 le richieste di aiuto al numero antiviolenza 1522 sono state 12.305, il 79,5% in più rispetto al 2019.
Cosa può fare la scuola? Favorire una didattica inclusiva attenta alle differenze e centrata sulla lotta alla violenza, per garantire un’istruzione di qualità, espressione dei principi sanciti dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Altrettanto significativo per la battaglia verso la parità di genere è lavorare sul linguaggio per rendere consapevoli adulti e ragazzi del retro-pensiero sessista espresso entro innumerevoli usi della lingua estremamente diffusi.
Al riguardo segnaliamo l’evento firmato Movimento 5 Stelle “I linguaggi sessisti nella società”, in programma martedì 8 marzo, alle ore 18, presso la nuova sede del Movimento 5 Stelle Roma.
L’appuntamento, previsto in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, potrà essere seguito anche online sulla pagina www.movimento5stelle.eu nonché sulla pagina Facebook del Movimento e vedrà la partecipazione del presidente Giuseppe Conte, di esponenti M5S e di personalità esperte in diversi settori professionali. Gli interventi permetteranno di compiere un “viaggio” attraverso gli stereotipi di genere che, talvolta anche in maniera inconsapevole, popolano l’immaginario individuale e collettivo.
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