È una vecchia questione, quella della valutazione dei prof, su cui si sono ingolfate anche le più felici menti dei più illustri politici, ma che alla fine è risultata una bolla, una sorta di dissertazione sui massimi sistemi ma senza risultati tangibili, visibili e verificabili. Ciò tuttavia non ha mai impedito che la faccenda tornasse periodicamente a galla, considerata pure l’eco che riesce a diffondere in ogni luogo del mondo scolastico.
Perché il punto è quello di sempre: chi valuta il valutante? E chi giudica il giudicante? E chi meglio degli alunni e dei genitori? Ma c’è anche il dirigente o uno staff da lui nominato che potrebbero formulare il test valutativo. Sennonché, si perde per strada il perno fondamentale di questa esercitazione levantina: un prof, ma anche un giudice di corte di giustizia, che sa di essere valutato proprio da chi deve valutare o giudicare, quanta libertà di insegnamento perde? Quando della sua libertà di giudizio? Quanto della sua indipendenza professionale?
Però l’argomento tira e Skuola.net e Anp di Roma e del Lazio hanno apparecchiato un sondaggio che ha coinvolto migliaia di alunni delle scuole secondarie, venendo a sapere (ma non occorreva tanto spreco di tempo) che la stragrande maggioranza degli studenti vorrebbe che anche gli insegnanti venissero giudicati.
Per il 59% dovrebbero essere gli stessi alunni a dare “i voti”.
Inoltre, scrive Skuola.net, per il 59% dei promotori della valutazione per i docenti, la relazione dovrebbe essere redatta esclusivamente dagli studenti. Ma tutti gli altri la pensano diversamente e chiederebbero supporto a occhi più esperti: il 19% si farebbe affiancare dai genitori, il 15% affiderebbe il compito a degli ispettori del Ministero dell’Istruzione, c’è pure chi propone di chiamare in ballo insegnanti di altre scuole o istituti di ricerca specializzati (3%).
Ma ci sarebbe pure, come ipotesi, l’introduzione di una scheda di soddisfazione sull’operato di ogni docente, simile a quella che già si utilizza da tempo nelle università, da compilare – in forma anonima – sul finire dell’anno scolastico: a mostrarsi favorevole è l’87% degli intervistati.
La sua finalità, nella mente dei ragazzi, sarebbe quella di aiutare l’intero sistema a individuare punti di forza e di debolezza, per migliorare (un po’ come avviene, lato studenti, con le Prove INVALSI): a pensarla così è quasi l’80% dei favorevoli; solamente 2 su 10, al contrario, la metterebbero “per principio”.
Quali gli elementi da mettere a fuoco? Al primo posto, indicati da circa 8 alunni su 10, ci dovrebbero essere sia un giudizio sulla capacità di “motivare e valorizzare” i ragazzi sia uno sulla capacità di “comunicazione e coinvolgimento”. Subito dietro emerge la necessità di rilevare la “competenza nella materia insegnata” e il livello di “ascolto e attenzione” verso gli studenti: sono tra le priorità per 7 intervistati su 10. A seguire, troviamo la valutazione del grado di “imparzialità” nell’assegnazione dei voti (messa in lista dal 57%) e quella sulla “originalità e apertura alle novità” (su cui vorrebbe esprimersi il 51%).
Interessante tuttavia appare la possibilità di fare un “check-up” alla scuola nel complesso. Quasi il 90% delle ragazze e dei ragazzi, alla scheda di valutazione dei docenti, ne affiancherebbero anche una sull’organizzazione generale del proprio istituto.
Su cosa puntare per renderla efficace? Circa 1 studente su 2 la incentrerebbe su un “racconto” dell’ambiente scolastico (rapporti umani, sistema delle regole, gestione), 1 su 4 metterebbe principalmente a fuoco gli aspetti più strettamente didattici (programmi, modalità d’insegnamento, ecc.), 1 su 10 si concentrerebbe piuttosto sulle iniziative extra-scolastiche offerte dal proprio istituto e sulla “salute” dell’edificio che lo ospita ogni giorno (stato di conservazione di aule, palestre, laboratori ma anche la semplice pulizia).
E ancora: il 60% vorrebbe una pagella per i dirigenti scolastici. Meno sentita, ma non troppo, è invece quella per il resto del personale tecnico-amministrativo, i cosiddetti Ata: sarebbe da fare per il 56% degli alunni intervistati.
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