Categorie: Politica scolastica

80/95mila assunzioni nella P. A., scuola compresa

Con la riforma della pubblica amministrazione il sistema delle assunzioni pubbliche non si dovrebbero più basare sulla vecchia pianta organica ma sui  fabbisogni effettivi.

Per questo nel settore pubblico si possono stimare quest’anno tra le 80mila e le 95mila assunzioni, con il numero definitivo che dipende da come si assesteranno le mosse nei due comparti dove è più forte la pressione per nuovi ingressi aggiuntivi:la scuola, prima di tutto, dove oltre al normale turn over (le stime parlano di circa 20-25mila cattedre), si aggiungeranno i posti che si convertiranno da «organico di fatto», finora assegnati a un supplente, a «organico di diritto», e quindi da coprire a tempo indeterminato, calcolati dal ministero dell’Istruzione in 25mila mentre all’Economia tagliano la stima a 11mila; e i Comuni, che attendono un intervento su misura per loro.

In base alle previsioni della riforma, poi, il passaggio dal vecchio al nuovo regime dovrebbe portare con sé 50mila stabilizzazioni in tre anni.

Lo scrive Il Sole 24 Ore secondo il quale per i soli Enti Locali si possono stimare almeno 5mila assunzioni ma anche 8-9mila.

Diversi i numeri per la scuola all’interno della quale a settembre scatterà una nuova ondata di assunzioni: oltre al turn over (da coprire al 50% stabilizzando precari storici delle «Gae» e al restante 50% da concorsi) si conteggeranno anche le cattedre trasformate da «organico di fatto» in «organico di diritto»

 

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Inoltre, scrive Il Sole 24 Ore, fino a quando non decollerà il nuovo sistema di formazione iniziale dei docenti previsto da uno dei Dlgs attuativi della Buona Scuola, scatterà una fase transitoria nella quale torneranno i concorsi “semplificati” che potrebbero portare in cattedra stabilmente almeno ulteriori 60mila precari (in larga fetta abilitati delle seconde fasce d’istituto, gli altri addirittura non abilitati con 36 mesi di servizio alle spalle).

Questo meccanismo “ transitorio” dovrebbe durare 4-5 anni in attesa dell’arrivo dei docenti formati con il nuovo sistema.

Rimarrebbe tuttavia disatteso sia l’ingresso a scuola  dei più bravi, perché le selezioni  saranno piuttosto soft, e sia dei giovani che vedranno, così, allungarsi sine die le attese per la cattedra, mentre non si risolve lo sbilanciamento tra il  Sud dove ci sono i precari e il Nord dove ci sono le cattedre.

 

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La ripresa delle assunzioni nel pubblico impiego è naturalmente una buona notizia per chi da anni tenta di ottenere un posto di lavoro stabile negli uffici dell’amministrazione ma si è scontrato con i limiti agli ingressi prima e con le mobilità obbligatorie poi.

Negli uffici pubblici, però, lavorano secondo i dati della Ragioneria generale oltre 81mila precari, titolari di contratti di collaborazione o di somministrazione oppure lavoratori socialmente utili.

A loro, il decreto sul pubblico impiego che tornerà sui tavoli del Governo per l’approvazione definitiva dopo l’esame delle commissioni parlamentari dedica un piano straordinario triennale di stabilizzazioni che in base ai calcoli del governo potrebbe coinvolgere, scrive IL Sole 24 Ore, fino a 50mila persone. Per sperare nella stabilizzazione, secondo il testo approvato in prima lettura poco più di un mese fa, occorre aver maturato tre anni di servizio negli ultimi otto anni all’interno dell’amministrazione che procede alle assunzioni, per cui i numeri effettivi dipenderanno dalla condizione dei singoli uffici pubblici.

Pasquale Almirante

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