“Vogliamo ridurre le tasse, non il netto in busta paga dei lavoratori. Gli 80 euro non hanno prodotto l’effetto sperato, cioè il rilancio dei consumi, rappresentano una spesa per il bilancio dello Stato e non valgono ai fini contributivi”.
Quindi aggiunge il sottosegretario all’economia: “Trasformando gli 80 euro da bonus a detrazione e/o decontribuzione si riduce la pressione fiscale, è una partita di giro da spesa a meno tasse, garantendo lo stesso netto in busta paga e con la salvaguardia degli incapienti, ovviamente”.
Il Bonus di 80 euro, riconosciuto oggi a 11 milioni di contribuenti, impegna risorse per 10 miliardi di euro. Stando ai calcoli effettuati dai tecnici, invece, il regime di decontribuzione richiederà coperture maggiori, stimate dai 3,5 ai 10 miliardi aggiuntivi, dal momento in cui andrà abbinato ad una rimodulazione delle aliquote Irpef tale da garantire a quegli stessi 11 milioni di contribuenti un beneficio maggiore di 960 euro l’anno.
Se da un lato tutti i membri del governo sono d’accordo nel rottamare il Bonus Renzi, dall’altro non c’è ancora una unità di vedute sulla misura sostitutiva: bonus fisso, detrazione, decontribuzione efficace anche a fini contributivi ecc.