In occasione della giornata mondiale dell’obesità, che si è celebrata ieri 4 marzo, l’obesità costituisce una delle principali problematiche di salute pubblica a livello mondiale, la cui incidenza risulta in aumento sia nei Paesi occidentali che in quelli a basso-medio reddito.
Oggi vi convivono 800 milioni di persone, di cui 6 milioni in Italia.
Si calcola che le conseguenze mediche avranno un costo globale di 1.000 miliardi di dollari entro il 2025 e si prevede che l’obesità infantile aumenterà del 60% nel prossimo decennio, raggiungendo i 250 milioni di individui entro il 2030 secondo alcuni dati diffusi sul sito worldobesityday.org.
È bene, però, ricordare che le più frequenti conseguenze associate ai casi di obesità in età pediatrica sono rappresentate da problemi di tipo respiratorio (ipoventilazione che determina tendenza all’affaticamento e apnee notturne), disturbi dell’apparato digerente, del sistema endocrino (con forme di diabete mellito e l’insorgenza di intolleranze alimentari), cardiovascolare (casi di ipertensione, iperlipidemia, incremento del rischio di squilibri coronarici) e articolare, dovute al carico meccanico (varismo/valgismo degli arti inferiori, dolori articolari, mobilità ridotta, piedi piatti).
Le persone obese hanno il doppio delle probabilità di essere ricoverate in ospedale se risultate positive per COVID-19, secondo un rapporto di Public Health England, che evidenzia come essere gravemente sovrappeso metta le persone a maggior rischio di ospedalizzazione, ricovero in unità di terapia intensiva e morte per COVID-19, con un rischio che cresce in modo sostanziale all’aumentare dell’indice di massa corporea.
L’obesità infantile, nella sua forma più diffusa ed avulsa da complicazioni legate ad altre patologie, ha una genesi multifattoriale, essendo il risultato di diverse cause che interagiscono tra loro: eccessiva e/o cattiva alimentazione, ridotta attività fisica e motoria, fattori di tipo genetico-familiare. Più rari sono i casi di obesità legati ad alterazioni ormonali come ipotiroidismo o disfunzioni surrenali.
Per prevenire l’obesità, in Italia ci si può mettere in comunicazione col Centro Studi dell’Obesità dell’Università degli Studi di Milano.
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