Le proposte di Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola e Snals per il rinnovo del contratto della scuola sono “insufficienti e sbagliate”: a sostenerlo non è né un sindacato di base né un gruppo FB, ma l’area “Il sindacato è un’altra cosa”, ovvero la minoranza della Flc-Cgil di Francesco Sinopoli, che chiede aumenti significativi per tutti.
PROPOSTE SINDACALI INADEGUATE
“Le proposte sindacali – sostiene la minoranza Flc – accettano il cuore della piattaforma del Governo, sia sugli 85 euro non uguali per tutti, sia sui premi per ‘merito’: ‘progressione accelerata della carriera’ (oltre l’anzianità), in base alla valutazione del lavoro d’aula ed il coinvolgimento delle RSU nella definizione dei meccanismi di valutazione del ‘merito’ e nell’attuazione della legge 107″.
LA PIATTAFORMA DELLA MINORANZA FLC-CGIL
L’area “Il sindacato è un’altra cosa” ha redatto una piattaforma alternativa, anzi nettamente contrapposta a quella delle organizzazioni sindacali e che è sintetizzata in un documento disponibile nel sito gestito dalla stessa minoranza Flc:
•aumenti uguali per tutti di 300 euro sullo stipendio base;
•differenziazione stipendiale, oltre che per anzianità, solo per impegno orario o incarichi aggiuntivi (attraverso FIS e contrattazione d’istituto); nessuna forma alla valutazione e alla progressione accelerata per merito;
•aggiornamento in orario di servizio (oppure retribuito se fuori orario), affidato alla libera scelta dei docenti;
•criteri oggettivi per la mobilità, senza chiamata diretta o per competenze;
•parificazione delle condizioni dei lavoratori a tempo determinato e indeterminato (stipendio, stipendio accessorio, ferie, permessi ecc.);
•sblocco assunzioni per il personale A.T.A e adeguamento dell’organico, con la chiamata dei supplenti da subito.
La richiesta economica della minoranza Flc-Cgil può apparire certamente allettante per il personale della scuola, così come appaiono allettanti altre richieste/proposte che da qualche tempo stanno circolando in rete, ma non fa i contri con un preciso vincolo posto dalle norme in vigore: gli aumenti contrattuali nel pubblico impiego non possono essere superiori al tasso di inflazione programmato e quindi, almeno per ora, risulta difficile capire come richieste del genere possano essere prese in considerazione dal Governo.
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