Così si è espressa L’USB P.I., al termine del tavolo tecnico sul precariato nella Pubblica Amministrazione che si è svolto ieri presso la Funzione Pubblica. E poi ha proseguito:
“Se così non fosse significherebbe alzare la fiamma sotto una pentola a pressione già pronta ad esplodere, dentro la quale ci sono quasi 6.000 lavoratori, secondo i dati forniti dallo stesso Governo, che per giunta non includono comparti quali Scuola, Sanità ed Enti locali”.
E infatti, aggiunge il Corriere, secondo le stime della Cgil e della Uil sono 80 mila i contratti a termine in scadenza entro il 31 dicembre del 2012 e al momento rinnovo e proroga sono soltanto ipotesi.
Al primo giugno del 2012 i contratti a termine o di collaborazione in essere nel settore pubblico risultavano 5.700. Ma è solo una fetta della torta, perché considera solo i ministeri, e lascia fuori non solo Regioni e gli enti locali ma anche la sanità e la scuola che negli ultimi anni sulla flessibilità hanno fatto molto affidamento.
Da qui il contromonitoraggio della Cgil che conta gli 80 mila contratti in scadenza alla fine dell’anno: 43.500 tra Regioni ed enti locali, 32.931 nel Servizio sanitario nazionale, 2.120 negli enti pubblici non economici, 2 mila nella ricerca, 1.600 nei ministeri.
“C’è il bisogno urgente di una proroga”, dice il segretario confederale della Cgil Nicola Nicolosi, e stessa proposta è fatta dalla Uil con il segretario confederale Paolo Pirani. La Cisl, con Gianni Baratta, si dice preoccupata per i “tempi stretti rimasti per trovare le migliori soluzioni”, mentre l’Ugl con Fulvio Depolo chiede la stabilizzazione, cioè l’assunzione a tempo indeterminato, per chi ha contratti a termine da almeno tre anni.
La strategia generale del governo, ormai chiara a tutti, è quella di una progressiva riduzione del peso della Pubblica amministrazione. La spending review ha previsto anche il taglio della pianta organica, con la riduzione del 10% dei dipendenti e del 20% dei dirigenti, un’operazione che pochi giorni fa lo stesso Patroni Griffi ha quantificato in almeno 4 mila eccedenze da gestire con pensionamenti, prepensionamenti e mobilità.
Il problema è trovare soldi, m con la campagna elettorale alle porte, il mondo della scuola in piazza, una soluzione o almeno un segnale potrebbe arrivare.
“L’interesse reale del Governo – incalza l’USB – è applicare la riforma Fornero nel Pubblico Impiego e certamente questo non coincide con l’interesse dei precari. Ad esempio, se si andasse a fare un accordo quadro per l’introduzione della riforma Fornero, e quindi dell’apprendistato, senza tenere conto degli anni di ‘apprendistato’ già ampiamente svolti dai precari, si calpesterebbero ancora una volta la dignità e i diritti di questi lavoratori. E probabilmente sarebbe una volta di troppo”.
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