Pubblichiamo la lettera di una docente di ruolo da 25 anni, inviata al Capo dello Stato, al quale denuncia di essere affetta di una grave patologia, ma di subire lo stesso trattamento di un collega in malattia per un raffreddore. Comprese le visite fiscali, a causa di un “cavillo” burocratico.
Esimio Presidente Mattarella, sono una docente di ruolo di inglese da 25 anni, e da fine ottobre, dopo aver atteso l’esito istologico per un mese, ho saputo di avere un carcinoma in situ alla laringe. Per insegnare, lasciai a suo tempo un posto al Corriere della Sera e sono fiera di aver servito, pare bene, il mio Paese, formando studenti di ogni ceto e dalle diverse potenzialità.
Quattro giorni fa sono stata nuovamente operata presso l’Istituto dei tumori di Milano e da ieri ho saputo che l’esito istologico è stato purtroppo confermato.
Le assenze dei docenti, come saprà, prevedono trattenute in busta paga per i primi dieci giorni di assenza (le cosiddette trattenute Brunetta) e gli orari di visita fiscale dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Soffro anche d’asma e fibromialgia e sono sempre stata presente ad ogni controllo, ma a fine ottobre il primo ospedale di Milano mi rilasciò un certificato che prevedeva una grave patologia, sollevandomi quindi dalle trattenute e dagli orari di visita fiscale.
Martedì scorso, all’Istituto dei tumori di Milano, il certificato di dimissioni, invece, non prevedeva la grave patologia. La segretaria della scuola non ha potuto fare altro che applicarmi le trattenute.
Ho chiesto chiarimenti alla segreteria dell’ORL e mi è stato risposto malamente che nel loro ospedale “funziona così”. Faccio presente di essere in possesso di esenzione 048 per malattie tumorali fino al 2022, e che già quel giorno era agli atti la biopsia. L’URP dell’Istituto dei tumori cui mi sono rivolta sia per ragioni amministrative che relazionali si è detto “dispiaciuto per le mie condizioni contrattuali” ma che non sussistevano le condizioni per accontentarmi.
Il quibus: la crocetta da barrare implica “patologie gravi che necessitano terapie salvavita”, così da giustificare che per una docente di scuola pubblica il fatto di avere “solo” un carcinoma in situ alla laringe e “solo” in attesa di conoscere il proprio piano terapeutico (necessariamente salvavita, trattandosi di un carcinoma)sia assimilabile a una docente con l’influenza o a un sedicente “fannullone”. Mi chiedo quindi se il primo ospedale che mi rilasciò il certificato abbia danneggiato la Sanità e il Tesoro dimettendomi senza trattenute.
Nell’attesa di una terapia oncologica i nostri orari di reperibilità certo non giovano alle condizioni psicologiche del malato, nello specifico una docente che si sente come un pianista che non può più far scorrere le mani sulla tastiera o, appunto, un chirurgo che non può più operare.
Cercherò di rivolgermi anche ai ministri competenti, alla regione Lombardia e ai giornali–ma stanotte, umiliata anche dai modi del personale amministrativo sostanzialmente difeso dall’urp dell’istituto dei tumori, avevo bisogno di un destinatario gentile come Lei che rispettasse la mia dignità, di docente, di malata e di madre che mantiene da sempre una figlia da sé con grande fatica fisica ed economica.
Grazie della Sua pazienza,
Con stima
Prof. Laura Ferrari – referente progetti lingue straniere liceo classico G.Parini Milano
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