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#8marzodellebambine, per combattere i matrimoni precoci

L’istruzione può salvare la vita alle tante bambine che si sposano precocemente. Lo dice l’Unicef che per contenere il fenomeno lancia lo slogan «L’istruzione come salvavita»: un modo per rendere omaggio ai diritti delle donne, richiamando l’attenzione sul matrimonio precoce
Stando alle stime del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, nel mondo una ragazza su 3 si è sposata quando era ancora minorenne, fenomeno che espone le piccole donne a seri rischi per la salute psicologica e fisica: ogni anno 70mila ragazze tra 15 e 19 anni muoiono per conseguenze legate alla gravidanza o al parto.
Si tratta di minori sottratte alla scolarizzazione e private troppo giovani dell’ambiente protettivo della famiglia di origine. Trentuno milioni di bambine, nel mondo, sono escluse dalla scolarizzazione primaria le ragazze con istruzione secondaria hanno fino a sei volte meno probabilità di sposarsi precocemente, rispetto a quelle con poca o nessuna istruzione. Nell’Africa subsahariana, circa 1,8 milioni di bambini, nel 2008, sarebbero stati salvati se le loro madri avessero avuto un’istruzione secondaria e di conseguenza migliori conoscenze dei comportamenti igienici e sanitari per garantire la salute dei loro figli.
Anche per questo, dice l’Unicef, la scuola è fondamentale, perché la scuola è un luogo reale di protezione dagli abusi, dallo sfruttamento, dai matrimoni e dalle gravidanze precoci. E lo racconta anche attraverso l’hastag Twitter #8marzodellebambine .
In più a molte bambine l’istruzione è negata per motivi religiosi o ideologici.
In alcuni paesi, dove più le bambine e le donne sono ancora fortemente discriminate, i numeri dell’infanzia negata restano drammatici. Circa 70 milioni di donne nel mondo in via di sviluppo (Cina esclusa) tra i 20 e i 24 – più di una su tre – si sono sposate o hanno iniziato a convivere prima dei 18 anni.
«L’istruzione delle bambine è l’investimento più potente che una nazione possa fare, perché accelera la lotta contro la povertà, le malattie, la disuguaglianza e la discriminazione di genere»

Redazione

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