Raggiunta quota cinquecentotrentamila firme anche per i quattro quesiti referendari contro la riforma “buona scuola” di Renzi!
Il lavoro di tre mesi dei “Partigiani della Scuola pubblica”, con l’Associazione “Per la Scuola della Repubblica”, FLC CGIL, GILDA, COBAS, UNICOBAS e i comitati LIP per una Riforma alternativa, ha prodotto i suoi risultati, grazie al Comitato promotore nazionale che ha fatto uno sforzo eccezionale per coordinare le operazioni.
Dopo il grande successo della raccolta firme per il referendum contro il Jobs Act, per il quale i numeri superano i tre milioni , Renzi, qualora la Corte di Cassazione confermerà la validità di tutte le firme, dovrà vedersela anche con gli insegnanti e con le famiglie che non hanno affatto apprezzato il suo “sforzo” per completare il processo di aziendalizzazione della scuola pubblica avviato negli anni Novanta, i tagli ai fondi d’istituto sostituiti da investimenti privati, l’obbligo di adempiere per 200 o 400 ore ad un progetto di lavoro gratuito (a spese delle famiglie per spostamenti e vitto) scelto in via esclusiva dal dirigente scolastico, la chiamata diretta dei docenti da parte del Dirigente scolastico e infine il cosiddetto “bonus” di merito che il Dirigente Scolastico attribuisce ai docenti da lui scelti.
Tutti provvedimenti normativi che violano la libertà di apprendimento degli studenti, la libertà di insegnamento dei docenti, l’obbligo costituzionale dello Stato di istituire e mantenere scuole di ogni ordine e grado, mentre le scuole private, che perlopiù offrono pezzi di carta a pagamento, diventano beneficiarie di investimenti sempre più cospicui, grazie agli sgravi fiscali per chi vi accede.
A fronte di una Legge di Iniziativa Popolare (LIP)sostenuta e scritta dai cittadini per la scuola, il Governo ha imposto con voto di fiducia al parlamento una legge piena di Gap, che sostituisce all’imparzialità delle procedure, la soggettività dell’intervento decisionale del dirigente scolastico, con rischi altissimi per la qualità del servizio.
Nell’attesa del responso della Corte di Cassazione e poi della Corte Costituzionale, il lavoro di centinaia di volontari uniti in tutta Italia si concentrerà sulla difesa della Costituzione da chi vuole impugnarne i presidi di democrazia, attraverso l’impegno sul fronte del “NO” al referendum costituzionale.
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