Ha superato in poche ore quota duecento il numero di insegnanti di inglese lombardi che si sono uniti alla protesta per le presunte “anomalie” nella prova scritta del concorso per 177 cattedre che si è svolto nello scorso maggio e i cui risultati sono stati resi noti da poco.
Dei 691 partecipanti, denunciano gli insegnanti, soltanto 63 sono stati ammessi alla prova orale, meno del 10 per cento del totale.
“Come è possibile che solo in Lombardia meno del 10% dei candidati ha superato la prova con sufficienza?”.
Gli insegnanti hanno sottolineato diversi aspetti. Innanzitutto lo scarso tempo a disposizione per i commissari, solo 4, incaricati di correggere i lavori. Ma anche il fatto che “i candidati, oltre ad insegnare (alcuni da molti anni) posseggono un titolo abilitante ottenuto tramite i percorsi previsti dal Miur”, formati “secondo il nuovo percorso di reclutamento della Buona Scuola”.
Da qui la domanda: “Come è possibile che solo in Lombardia meno del 10% dei candidati ha superato la prova con sufficienza?”.
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Gli insegnanti chiedono “totale trasparenza delle procedure di correzione”, l’accesso agli atti e ai verbali. “Anche in altre regioni di Italia i risultati non sono in linea con i posti messi a bando, ma il caso di inglese della Lombardia ha raggiunto proporzioni allarmanti e inverosimili che vanno indagate” e hanno sottolineato che “i candidati che hanno passato la prova sono quelli considerati ‘sufficienti’ allo scritto (non i migliori 63)”. Contestano quindi il fatto che il 90% dei candidati “siano insufficienti nella sola prima fase di selezione a cui seguiranno come un esame orale e una valutazione dei titoli”. E concludono con il sospetto che “le procedure da parte della commissione siano state frettolose e scorrette per riuscire a rispettare i tempi dettati dal Ministero (avere una graduatoria entro il 16 settembre)”.
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