Categorie: Politica scolastica

92 sigle chiedono di cambiare i decreti attuativi

Secondo 92 sigle che comprendono comitati genitori, associazioni per la disabilità, associazioni a difesa della scuola statale pubblica, studenti e docenti, nei decreti attuativi della legge delega ci sarebbero troppi svarioni e approssimazioni, per cui domani, 23 febbraio, scenderanno in piazza a Montecitorio, per un presidio per chiedere al governo di non licenziare i decreti attuativi della legge 107 .

Lo scrive Il Corriere della Sera. Con loro le 8 sigle sindacali di base, il sindacato confederale della FLC, l’associazione Mutilati e invalidi civili, diverse consulte comunali per la disabilità, ma anche alcuni partiti di opposizione.

Le associazioni, precisa Il Corriere, contestano di depotenziare la legge 104 del ‘92, trattando il sostegno  alla stregua dei falsi invalidi. Pur apprezzando l’annuncio della ministra Fedeli, non andrebbe ancora l’istituzione dei Gruppi territoriali per l’inclusione, costituiti da 4 dirigenti scolastici e da docenti scelti, che decideranno se i disabili avranno bisogno del docente di sostegno oppure no: 300 Git di ambito opereranno al posto di 41 mila gruppi per l’integrazione esistenti prima della riforma, al fine di razionalizzare le risorse, rilevano le associazioni.

 

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Non piace neanche la rottura con i servizi Asl, né la delega sullo 0-6, nè la decisione di retribuire con 400 euro al mese i vincitori di concorso per due anni di apprendistato o supplenze.

Le associazioni rivendicano poi la necessità di non depotenziare e indebolire il sistema dell’istruzione professionale, mentre per la valutazione degli studenti, i manifestanti chiederanno di non sostituire la terza prova dell’esame di maturità con l’alternanza scuola lavoro e di non «svilire la tappa finale degli studi» con la media del 6 sufficiente per l’ammissione. Agli schemi del governo le associazioni propongono una legge di iniziativa popolare «basata su una scuola laica, plurale, inclusiva, finalizzata a valorizzare la persona, a rimuovere gli ostacoli economici, sociali, culturali e di genere che limitano libertà e eguaglianza».

Pasquale Almirante

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