L’entrata in vigore della soglia minima dei 16 anni per accedere a WhatsApp, sta avendo ripercussioni e impatti diretti su tutto il mondo dei social. E anche nella Scuola. Le nuove norme, infatti, esigono di trasmettere anche ai giovani maggiore consapevolezza su temi come la privacy, il consenso digitale per la corretta costruzione della propria identità e altro ancora.
Questi, sono alcuni dei temi principali trattati dal nuovo GDPR (General Data Protection Regulation) , il regolamento Europeo, in via di approvazione, riguardante la protezione delle persone fisiche e il trattamento e la libera circolazione dei dati personali.
GDPR nasce da precise esigenze, come indicato dalla stessa Commissione Ue, di certezza giuridica, armonizzazione e maggiore semplicità delle norme riguardanti il trasferimento di dati personali dall’Ue verso altre parti del mondo in un quadro tecnologico in forte evoluzione.
Le maggiori novità apportate dal nuovo regolamento
In estrema sintesi le maggiori novità apportate dal nuovo regolamento sono:
- Regole più chiare su informativa e consenso;
- Definizione dei limiti al trattamento automatizzato dei dati personali;
- Imposizione delle basi per l’esercizio e la gestione di nuovi diritti;
- Criteri rigorosi per il trasferimento degli stessi al di fuori dell’Ue;
- Norme rigorose per i casi di violazione dei dati (data breach).
Relativamente ai minori, il regolamento nell’articolo recita “per quanto riguarda l’offerta diretta di servizi della società dell’informazione ai minori, il trattamento di dati personali del minore è lecito ove il minore abbia almeno 16 anni. Ove il minore abbia un’età inferiore ai 16, tale trattamento è lecito soltanto se e nella misura in cui tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale”. Ma l’articolo lascia anche libertà ad ogni Paese membro di stabilire anche un’età più bassa, purché non inferiore ai 13 anni.
Questa normativa, da una parte va incontro alla questione ““best interest of the child” riportata nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, dall’altra deve immergersi in una realtà quotidiana che vede ormai lo smartphone come strumento principale con cui i minori accedono ad Internet, con punte del 97% per i ragazzi tra i 15 e i 17 anni ( fonte Agenda Digitale). Inoltre, lo stato di connessione permanente costituisce percentuali elevate della stessa esperienza quotidiana.
Il mondo dei sempre connessi…
Lo stato di “Always on”, cioè dei sempre connessi un cui viviamo, ha cambiato ovviamente il nostro agire quotidiano, che si confronta con una interazione quotidiana con i social, con le informazioni che viaggiano su diversi canali, sulle comunicazioni interpersonali e su quelle di massa.
Tutte queste interazioni, che possiamo definire “digitali”, rimangono visibili, ma anche archiviabili: si tratta di una mole inesauribile di dati che si disperdono in rete. E questo, fa porre non poche domande in termini di protezione, privacy e distribuzione guidata delle informazioni.
Per questo motivo, è fondamentale garantire e contestualizzare correttamente il “consenso digitale” per i minori, nel quadro di una loro stessa scarsa conoscenza del tema privacy e salvaguardia del dato; anche se su tale punto il dibattito è accesso, poiché alcune ricerche hanno di dimostrato che i giovani hanno preso più provvedimenti sulla privacy rispetto agli adulti.
Perchè cresce l’esigenza di creare cultura
Il tema è sicuramente aperto: quello di creare cultura, su questi aspetti, è un fatto ormai divenuto fondamentale, su cui la stessa scuola deve essere in grado di dare risposte veloci perché sicuramente davanti alla conoscenza i ragazzi sapranno trovare, anche da soli, il giusto equilibrio tra privacy e la visibilità pubblica sui social.
In conclusione, dobbiamo fornire alle nuove generazioni gli strumenti e le informazioni che gli consentano di affacciarsi nel mondo social digitale, ma in modo sicuro e consapevole, facendoli diventare cittadini del domani in grado di trovare spazio e libertà di espressione.