Oltre duecento persone tra precari delle scuola, studenti e cittadini hanno partecipato giovedì 3 maggio all’Assemblea pubblica sull’accesso all’insegnamento attraverso il percorso FIT (Formazione iniziale e tirocinio), il nuovo sistema di reclutamento per la scuola secondaria approvato dal decreto legislativo 59/2017. Il nuovo sistema è legato ai concorsi, che avranno d’ora in poi cadenza biennale e prevede l’ammissione ad un percorso triennale di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente (FIT). Una volta superato tale percorso si viene assunti a tempo indeterminato.
Tutto è legato però alla pubblicazione dei bandi, dei quali al momento è stato pubblicato solo il primo dei tre previsti nel 2018. Migliaia di lavoratori, studenti e laureati aspettano questi bandi e vogliono conoscere l’esatta tempistica delle date di avvio dei percorsi, ma ci sono anche altri dubbi da sciogliere, affrontanti proprio giovedì nel tavolo di discussione alla Sapienza con Giuseppe Montalbano, Segretario nazionale Adi – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca, Francesco Sinopoli, Segretario generale FLC CGIL, Andrea Torti, Coordinatore nazionale Link – Coordinamento Universitario
PIU’ RISORSE E MAGGIORI TUTELE CONTRATTUALI
“Primo tema affrontato è quello della certezza dei tempi. Si prevede già un ritardo e vorremmo che il ministero dettasse i tempi. Non possiamo aspettare un nuovo governo”, spiega alla Tecnica della Scuola, Alberto Campailla della FLC Cgil. Il secondo tema è quello del risorse: per i primi due anni di specializzazione è previsto un per 10 mesi di circa 600 euro lordi. “Che al netto diventano quattrocento, una cifra insufficiente per delle persone che devono svolgere un’attività impegnativa anche in termini di tempo. Inoltre il tema risorse tocca anche il numero dei posti disponibili per ogni classe di concorso, rischiamo di avere migliaia di candidati per pochissimi posti”.
Altro elemento, collegato al tema delle riforme è quello dei diritti. Dall’assemblea è emersa con chiarezza la necessità che questi contratti rientrino nell’ambito del contratto collettivo nazionale dell’istruzione e della ricerca. “E’ l’unico strumento – spiega Campailla – che ci permette di garantire una serie di diritti per chi intraprende questo percorso (maternità, malattia, ferie) e avere una contribuzione piena ai fini previdenziali. Almeno per primi due anni visto che il terzo è di fatto una supplenza annuale”. Necessario comunque rendere compatibile il percorso Fit con altri lavori, su questo aspetto la norma non è esaustiva e le associazioni e i sindacati chiedono chiarezza. “C’è anche una questione di rappresentanza – aggiunge il responsabile degli sportelli precari alla Sapienza – vorremmo che nella conferenza nazionale ci fosse una rappresentanza diretta degli specializzandi, utile a creare anche un percorso formativo che funzioni veramente”.
CHE SUCCEDE PER I LAUREATI?
Il decreto che suscita maggiori interrogativi sembra essere il terzo che dovrebbe aprire a tutti i laureati in possesso di determinati requisiti. Gli Atenei, infatti, hanno attivato i corsi per l’acquisizione dei 24 CFU ma restano in sospeso molte questioni. “Abbiamo analizzato come stanno andando questi corsi e abbiamo registrato che non tutti gli Atenei hanno istituito questi percorsi e ci chiediamo se le modalità siano giuste. Pensiamo che dovrebbero essere gratuiti o comunque con costi contenuti. Inoltre ci sembra assurdo che gli studenti che decidono di seguire il percorso dei 24 Cfu perdano la possibilità di accedere alle borse di studio o all’alloggio”.
Associazioni e sindacato sono pronti a lanciare delle iniziative di mobilitazione per “chiedere risposte e azioni concrete al Ministero ma anche un impegno vero della politica e di tutte le forze parlamentari”.
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