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Asili aperti anche ai figli di immigrati “irregolari”

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Dopo le polemiche suscitate dalla circolare del comune di Milano, emanata nello scorso mese di dicembre, che di fatto escludeva dalle iscrizioni negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia i figli di immigrati senza permesso di soggiorno, il sindaco Letizia Moratti, preso atto della presa di posizione e delle sollecitazioni del ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni, che minacciava il ritiro del riconoscimento della parità concessa alle scuole comunali, aveva dovuto recedere dall’idea di subordinare l’iscrizione alla presentazione di documenti che attestassero il permesso di soggiorno.
In effetti, il Dpr n. 394/99 stabilisce il diritto dei minori stranieri – che diventa dovere dall’età dell’obbligo scolastico – a entrare nel sistema educativo pubblico, qualunque sia la condizione giuridica delle loro famiglie.
Adesso è giunta la sentenza del tribunale civile di Milano che ha accolto l’istanza avanzata da una mamma marocchina che aveva presentato ricorso contro la mancata iscrizione della propria figlia alla scuola dell’infanzia. Il giudice, affermando il principio secondo cui qualsiasi minore sul territorio nazionale ha possibilità di accedere a tutti i diritti di assistenza, a prescindere dalla condizione di “regolarità” dei genitori,  ha giudicato “discriminatorio” quanto contenuto nella parte contestata della circolare e ha ordinato al comune Milano di riformularne il testo.
Ma un comunicato ministeriale del 13 febbraio precisa che “contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa sulla vicenda degli asili del comune di Milano si fa presente che al Ministero della pubblica istruzione non è pervenuto niente di nuovo anche dopo l’ordinanza del giudice del tribunale. Non risultano, dunque, né ritiri né correzioni della circolare che vieta l’iscrizione ai bambini figli di immigrati irregolari”.