Sarà dura accettarlo, ma è meglio che sin d’ora almeno un milione di alunni e 200 mila insegnanti si dimentichino delle lezioni che fino allo scorso anno terminavano i primi di giugno per riprendere a settembre: l’applicazione della nuova normativa sui debiti formativi produrrà infatti un’estate con vacanze diversificate. In questi giorni ogni singolo istituto sta predisponendo in piena autonomia il periodo in cui collocare corsi di recupero, verifiche e scrutini riguardanti i giudizi che verranno ‘sospesi’ a fine anno scolastico.
I vincoli introdotti dal Ministero (nel decreto n. 80 di inizio ottobre, poi nell’ordinanza n. 92 del 5 novembre e nelle tante Faq prodotte da dicembre in poi) sono sostanzialmente riconducibili a pochi punti: il numero di ore per corso (di norma 15), la responsabilità decisionale esclusiva del Consiglio di classe e, soprattutto, a conclusione di tutte le operazioni (entro il 31 agosto o, al massimo, prima dell’inizio delle lezioni del 2008-09).
Il risultato è che dalle prime notizie provenienti dalle scuole ogni istituto si sta organizzando con modalità del tutto proprie: alcune scuole inizieranno i corsi subito dopo terminato l’anno scolastico per terminarli entro la metà di luglio; altre faranno invece partire le “ripetizioni” interne non prima del 15-20 luglio, in modo da permettere ai docenti impegnati nella maturità di tornare nelle rispettive scuole di servizio.
Una parte degli studenti saranno in tal modo chiamati ad una sorta di prolungamento degli studi per almeno altri 30 giorni, un’altra parte si metterà alle spalle l’anno scolastico come accade ormai da più di dieci anni, ma dovrà tornare in classe (sempre che non opti per le ripetizioni private) in piena estate. Il rischio di questa seconda fetta di studenti è quello di rimanere in qualche modo “incastrati” (tra lezioni e verifiche) fino all’inizio del nuovo anno. Con il rischio, da non trascurare, di essere alla fine anche bocciati.
Alcuni collegi hanno infatti già optato per questa tempistica: rimandando prove e decisioni finali proprio a ridosso del nuovo anno scolastico riproporranno una soluzione simile ai vecchi esami di riparazione (ma non chiamateli così in presenza dei dirigenti del Ministero perché si arrabbierebbero) aboliti dall’ex ministro D’Onofrio.
A scegliere in questo modo è stato, ad esempio, il liceo classico Visconti di Roma, dove il Collegio ha deciso che i corsi di recupero si svolgeranno dal 16 giugno fino al 12 luglio 2008, mentre valutazioni e scrutini verranno attuati solo alla fine di agosto. Stessa soluzione verrà percorsa dal Tecnico industriale Galileo Ferrarsi di Verona, dove i recuperi avranno luogo dal 7 luglio al 18 agosto, mentre verifiche e scrutini scatteranno nell’ultima settimana di agosto per concludersi a settembre. Al liceo Giovanni XXIII di Marsala i corsi non prenderanno addirittura il via prima del 10 luglio e si concluderanno solo il 31 agosto. Come al Berchet di Milano, che in controtendenza alla maggior parte degli istituti della sua Regione, ha già dato appuntamento a docenti e studenti con il giudizio ‘sospeso’ solo per l’inizio di settembre.
Anche in molte scuole superiori di Bologna, come lo storico Righi, i docenti sarebbero intenzionati a verificare il recupero degli studenti nella prima settimana di settembre: prima di prendere la decisione finale questi istituti però hanno chiesto conferme dall’Ufficio scolastico regionale. Saranno questi ultimi infatti a dovere mediare le norme ministeriali con le esigenze delle scuole. Alcuni Usr si sono in realtà già pronunciati: quello del Lazio ha, ad esempio, espressamente chiesto “che gli interventi di recupero, da effettuarsi a seguito della sospensione di giudizio dello scrutinio finale, siano seguiti immediatamente dalle relative prove di verifica e dalle operazioni di scrutinio e che tutte le attività e gli adempimenti connessi si concludano entro il 31 luglio 2008”.
Detto, fatto: alcuni istituti romani (come lo scientifico Kennedy) si sono immediatamente adeguati decidendo di chiudere tutto (corsi, verifiche e scrutini) già per la metà di luglio. Alcuni avvocati e associazioni dei genitori hanno però già messo le mani avanti: per recuperare le lacune nelle materie accumulate in tanti mesi di scuola – sostengono – non possono essere concesse solo 2-3 settimane di tempo. In questi casi eventuali bocciature potrebbero essere così impugnate.
Ma i problemi non finiscono qui: l’esito non bilanciato dei debiti formativi (con tanti promossi o tanti bocciati) potrebbe infatti determinare la formazione di un alto numero di classi che qualcuno, forse esagerando, ha già definito
ghetto perché composte in prevalenza da alunni bocciati e docenti precari. Viale Trastevere ha cercato di attenuare questa circostanza indicando ai presidi di inserire i bocciati nelle classi già esistenti fino a che non raggiungano il numero di 32 studenti. Solo raggiunta questa soglia scatterebbe lo sdoppiamento. E qui sta il problema: i presidi non potendo smembrare le classi già formate, spesso con la maggior parte degli studenti assieme da anni, sarebbero costretti a creare nuove sezioni composte da quasi tutti studenti ripetenti. L’aggravante è che i loro docenti sarebbero in prevalenza precari perché nominati in extremis. Ecco perché alcuni Usr consigliano di chiudere tutte le operazioni entro luglio: meglio rischiare di avere qualche classe in più (per i tanti bocciati che non hanno avuto tempo per recuperare) che ritrovarsi a settembre con l’organico ancora in alto mare.
Meglio annullare invece l’ordinanza 92, ribattono molti collegi: mozioni di ritiro dell’O.M. 92 sono state prodotte – solo per citarne alcune – dai licei Tasso e Mamiani di Roma, dal liceo scientifico Innocenzo XII di Anzio e dall’Itis Severi di Padova. E anche i sindacati non risparmiano critiche: la Gilda ha già scritto due volte al ministro sostenendo anche la tesi della illegittimità della legge (perché in contrasto con l’articolo 74 del Testo unico della scuola); la Flc-Cgil “ritiene necessaria ed urgente l’introduzione di consistenti modifiche”. Il Ministero però insiste: i corsi si faranno.
Ma un altro problema non è certamente da trascurare: quando i docenti potranno fruire delle ferie che generalmente, per consuetudine, scattano dopo il 20 luglio (una volta terminati gli esami di Stato) per concludersi a fine agosto?
Peraltro, rispetto agli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione, gli insegnanti non possono andare in ferie nei restanti periodi dell’anno, non potendo ovviamente interrompere le attività didattiche, e alcuni di loro non potrebbero neppure anticipare parte delle ferie tra la fine delle lezioni e l’inizio degli esami di Stato perché impegnati a inizio giugno negli esami di qualifica (3° anno degli istituti professionali) o negli esami di “maestro d’arte” (3° anno degli istituti d’arte).
Insomma, fra i docenti cresce un certo malumore, perché se è giusto che gli alunni saldino i “debiti”, è naturale che gli insegnanti, come gli altri lavoratori, possano programmare le proprie ferie senza incertezze sino all’ultimo momento.
Contro l’ordinanza n. 92 i Cobas hanno indetto uno sciopero, per il 29 febbraio e per il 18 marzo. Si tratta di una solo ora, la prima delle lezioni per i docenti e la prima ora di servizio per il personale Ata. Dopo questi due appuntamenti, i Cobas annunciano altri scioperi a catena ogni 15-20 giorni fino a quando l’O.M. non verrà ritirata.
Per visionare le Faq relative ad ulteriori precisazioni sull’avvio dei corsi finalizzati al recupero dei debiti scolastici degli studenti, consulta il box “Approfondimenti”.