Secondo la Commissione europea in Italia un giovane su quattro fino a 17 anni è a rischio povertà: l’allarmante è contenuto nel rapporto Ue sulla “Protezione sociale” da cui risulta che in Europa la media di bimbi e ragazzi ai limiti della povertà è del 19%, contro il 16% della popolazione complessiva.
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Ue: in Italia 1 bambino su 4 a rischio povertà, urgono politiche pro-scuola
Nel nostro Paese gli under 17 che vivono in condizioni economiche e sociali critiche sono invece pari al 24%. Peggio stanno solo i lituani, i romeni, gli ungheresi, i lettoni e i polacchi. Non molto meglio dei nostri è il resoconto per i bambini britannici e spagnoli, appena prima degli italiani.
I più fortunati sono quelli del Nord Europa, in Danimarca e Finlandia (10%), ma anche in Slovenia (12%), Cipro (11%) e Germania (12%).
Il dato non è assoluto, ma è calcolato in ragione del reddito medio del Paese di residenza e di una serie di dati acquisiti da ogni punto di vista: “le riforme nel campo della protezione sociale e le politiche di inclusione attiva – ha spiegato la Commissione – hanno contribuito l’anno scorso a dare impulso alla crescita e all’occupazione in Europa. Si deve, però, fare di più per assicurare che tali ricadute raggiungano le persone ai margini della società e per migliorare la coesione sociale”.
I più fortunati sono quelli del Nord Europa, in Danimarca e Finlandia (10%), ma anche in Slovenia (12%), Cipro (11%) e Germania (12%).
Il dato non è assoluto, ma è calcolato in ragione del reddito medio del Paese di residenza e di una serie di dati acquisiti da ogni punto di vista: “le riforme nel campo della protezione sociale e le politiche di inclusione attiva – ha spiegato la Commissione – hanno contribuito l’anno scorso a dare impulso alla crescita e all’occupazione in Europa. Si deve, però, fare di più per assicurare che tali ricadute raggiungano le persone ai margini della società e per migliorare la coesione sociale”.
Nel documento risulta che se i bambini sono poveri è perché vivono in nuclei familiari con genitori disoccupati o a scarsa intensità lavorativa o perché il lavoro dei loro genitori non è sufficientemente redditizio e le iniziative a sostegno dei redditi sono inadeguate per ovviare al rischio di povertà. La lotta alla povertà infantile richiede infatti una combinazione di buone opportunità di lavoro che consentano ai genitori di accedere al mercato del lavoro e di progredirvi, azioni adeguate e ben concepite a sostegno dei redditi e la messa a disposizione dei necessari servizi per i bambini e le loro famiglie. Si deve trovare il giusto equilibrio tra gli aiuti alle famiglie nel loro complesso e quelli rivolti ai bambini di per sé. I Paesi che presentano i risultati migliori mirano le loro iniziative sui bambini più svantaggiati nell’ambito però di un approccio più ampio a sostegno di tutti i bambini.
A livello complessivo, il 16% dei cittadini dell’Ue rimane esposto al rischio di povertà mentre circa l’8% si trova a rischio di povertà nonostante il fatto di avere un lavoro. Mentre sui 78 milioni di europei che vivono a rischio di povertà 19 milioni sono bambini.
Tra gli ambiti su cui concentrare gli sforzi futuri la Commissione indica anche l’ambito scolastico: “Per spezzare il circolo della povertà e dell’esclusione – si legge nel rapporto – occorrono politiche sociali mirate e si deve fare in modo che ogni bambino renda meglio a scuola se si vogliono assicurare le pari opportunità per tutti. Si devono rafforzare le politiche di inclusione e di antidiscriminazione anche in relazione ai lavoratori migranti e ai loro figli e alle minoranze etniche”.