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Bimbi vivaci a scuola trattati col sedativo: i genitori non ci stanno

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Toccate tutto, ma non i bambini. Il vecchio detto popolare, che ha messo sempre tutti d’accordo, sembra non reggere più la rottura degli schemi che stiamo vivendo da qualche anno. Anche la scuola sembra essere entrata in questo vortice: tanto che le cronache si riempiono sempre più spesso di giovani al centro di violenze ed episodi deprecabili avvenuti nelle mura scolastiche. Uno di questi sta producendo polemiche e reazioni a raffica. Tutte contrassegnate da parole di disprezzo e condanna.
I fatti riguardano una scuola materna privata di Nardò, in provincia di Lecce, dove secondo due famiglie sarebbero stati somministrati dei potenti psicofarmaci ipnotico-sedativi ai loro bambini. I carabinieri, incalzati dai genitori che assieme alla denuncia hanno consegnato i risultati delle analisi delle urine dei bimbi contenenti tracce sedativi, hanno informato la procura di Lecce che sta indagando sul caso.
Parole di sdegno e di condanna sono giunte da molte associazioni dei genitori, schierate ormai da tempo contro la somministrazione di sostanze ai bambini iperattivi. Per il presidente del Coordinamento genitori democratici, Angela Nava, bisogna certamente “attendere l’esito delle indagini, ma siamo esterrefatti dalla disperazione di certi educatori che ricorrono a strategie criminali. Se il prezzo della tranquillità dev’essere questo, allora preferiamo una società di bambini ed adolescenti apparentemente ingovernabili”. Gli fa eco Davide Guarneri, presidente nazionale dell’ Associazione Italiana Genitori: “sono incredulo, facciamo lavorare la magistratura. Se questi psicofarmaci sono stati somministrati nella scuola, è gravissimo. La chimica non può essere la soluzione di questo genere di problemi”. Le associazioni si trovarono compatte anche due anni fa, quando Maria Burani Procaccini, presidente della Bicamerale dell’Infanzia, propose di usare il Ritalin, un’amfetamina, per calmare i bambini più esagitati.
Al centro delle polemiche sono finiti anche i docenti. Emilia Costa, titolare della cattedra di psichiatria e professore emerito alla Sapienza di Roma, da anni in prima linea contro l’uso disinvolto degli psicofarmaci, ha sottolineato che c’è una responsabilità da far risalire alla formazione degli insegnanti, che andrebbe “ripensata sotto il profilo dell’approccio pedagogico e relazionale. Un insegnante non può improvvisarsi medico: a Nardò è andato in scena in misto di ignoranza ed arroganza degli operatori scolastici, con un assoluta inconsapevolezza dei gravi rischi per la salute di quei bambini”.
Però non si può pensare di risolvere, come quello di somministrare psicofarmaci ad un bimbo solo perché un po’ vivace, condannando la categoria dei docenti: “Purtroppo questo problema esiste – dichiara Enrico Nonnis, di Psichiatria democratica – ed non è un problema solo delle scuole, ma anche nelle famiglie. Nessuno nega ci siano difficoltà con i bambini, ma si devono gestire con un’attenzione educativa qualificata e coinvolgente, non con psicofarmaci”.
Per Luca Poma, portavoce nazionale dell’associazione ‘Giù le Mani dai Bambini’, si sta sottovalutando la situazione: “un mese fa il sito www.scuolaprotetta.it, proprio per garantire agli insegnanti la possibilità di fare un corso gratuito di formazione a distanza ha lanciato un appello su queste precise tematiche. Qualcuno ha detto che il rischio era di creare allarmismo, invece mi pare che ora più che mai sia necessario promuovere iniziative del genere: Nardò è solo il campanello d’allarme di un problema ben più diffuso”.
Anche il mondo sindacale è rimasto scosso dalla vicenda di Nardò: secondo Francesco Scrima, segretario della Cisl Scuola “siamo alla follia, ma altro che casi sporadici, qui siamo dinnanzi ad un problema serissimo e dobbiamo allarmarci, ma soprattutto dove sono le istituzioni che devono vigilare? Il Ministero pubblica istruzione deve intervenire immediatamente con verifiche su tutto il territorio nazionale per rassicurarci che questo genere di abusi non accada altrove”.