Un ‘concorso straordinario’ specifico per i docenti precari della scuola primaria e dell’infanzia in possesso di titolo di abilitazione all’insegnamento conseguito nei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria e di diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002, con l’obbligo di avere però svolto nel corso degli ultimi otto anni scolastici “almeno due annualità di servizio specifico”. È questa a soluzione condivisa, che non scontenterebbe forse nessuno, trovata dalla maggioranza per risolvere la questione intricatissima dei maestri con diploma magistrale estromessi dalle GaE e senza prospettive, con i laureati in Sfp alla “finestra” e pronti al ricorso qualora si sentissero scavalcati.
Il testo all’esame delle Commissioni Finanze e Lavoro della Camera
Trova quindi conferme l’anticipazione della Tecnica della Scuola sulla volontà di M5S e Lega di stabilizzare, nel tempo, i precari storici senza passare per il concorso pubblico aperto a tutti: l’occasione per realizzare il progetto, è arrivata a stretto giro di posta, con un emendamento presentato dai relatori della maggioranza parlamentare al decreto Dignità, in questo momento al vaglio delle Commissioni Finanze e Lavoro della Camera dei deputati.
Ai vincitori la metà dei posti disponibili
L’iter predisposto è presto detto: esaurite le graduatorie dei concorsi 2016, il ministero dell’istruzione avrà la licenza di bandire in ciascuna Regione un “concorso straordinario” per coprire i posti vacanti nella scuola dell’infanzia e primaria.
La proposta – i cui dettagli vengono illustrati in un ulteriore articolo della Tecnica della Scuola – prevede in dettaglio che il 50% dei posti vacanti e disponibili venga coperto attingendo alle graduatorie previste dall’ex legge Finanziaria 2007 e per il restante 50% assumendo il personale docente dalle graduatorie dei concorsi del 2016, tramite concorsi “ordinari per titoli ed esami” banditi ogni due anni e tramite concorso “straordinario”.
L’emendamento è ora però atteso da uno scoglio importante: quello della compatibilità economica dello Stato, con i parlamentari che dovranno verificare se ci sono le risorse per allestire i concorsi periodici ed immettere in ruolo i docenti selezionati.