Il ministro Bussetti, presentando le linee programmatiche del Miur al Senato, ha affermato: ”Sarà incentivata l’offerta formativa on line delle università pubbliche e private” rivolta alle scuole.
Nitida appare la subordinazione culturale della scuola rispetto al mondo universitario, gerarchizzazione che contrasta sia con gli assetti costitutivi, sia con la natura, sia con l’orientamento delle due istituzioni. Nel 2003 la legge ha riconosciuto alla scuola il carattere di sistema, compendio delle linee evolutive dei trent’anni precedenti. La conseguenza più rilevante riguarda l’organizzazione scolastica che si diversifica da quella universitaria: all’interdipendenza, all’interattività e alle sinergie delle componenti, alla finalità comune a tutti gli insegnamenti si contrappone la parcellizzazione della didattica.
Se fosse stata analizzata l’origine della sterilizzazione dei regolamenti di riordino del 2010, l’errata struttura gerarchica non sarebbe stata concepita. Il relativo DPR ha dettato le linee per il superamento dell’inefficace, tradizionale gestione scolastica, riproduzione del modello universitario.
Due indicazioni, contenute nei regolamenti, sono sufficienti per mostrare il cambiamento atteso. La prima riguarda la finalità del sistema educativo: sono elencate le competenze generali che gli studenti devono praticare al termine del percorso; la seconda concerne la dilatazione del concetto “disciplina”.
Se i Collegi dei docenti fossero stati convocati per progettare percorsi finalizzati ai traguardi di sistema, l’ammodernamento della scuola sarebbe stato conquistato.
Se l’immagine delle discipline fosse stata arricchita con i loro tipici problemi e con i relativi metodi di ricerca, la vita delle classi si sarebbe animata, la motivazione allo studio ne avrebbe avuto beneficio, i laboratori sarebbero divenuti luoghi di ricerca, la dispersione scolastica si sarebbe ridotta.
Enrico Maranzana