La conferma che l’uscita del Senutur sulla scuola non rappresenti solo un pensiero personale, ma un nuovo preciso obiettivo che la Lega intende perseguire si è avuta il giorno dopo a Padova, in occasione del Congresso della Liga Veneta-Lega Nord. Bossi stavolta se l’è presa con le diverse decine di migliaia didocenti che per assicurarsi l’assunzione in ruolo sono costretti ad iscriversi nelle graduatorie del Settentrione: a tale proposito il Ministro ha detto che non se può di “far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Un nostro ragazzo è stato ‘bastonato’ agli esami perché aveva portato una tesina su Carlo Cattaneo“. E’ probabile che il leader leghista si riferisse al figlio Renzo Bossi, bocciato quest’anno per la seconda volta alla maturità dopo aver presentato (presso un liceo religioso privato di Tradate, in provincia di Varese) una tesina sulla “Valorizzazione romantica dell’appartenenza e delle identità” ispirata proprio al federalismo e a Carlo Cattaneo.
Il concetto del Senatur è stato ribadito dall’on. leghista Paola Goisis, appartenente alla Commissione Cultura della Camera, che dallo stesso palco padovano ha ricordato come “gli studenti italiani sanno tutti i sette re di Roma, ma non sanno neppure un nome di un doge della Repubblica Serenissima“.
L’intervento a “gambe tese” della Lega sui docenti disposti a fare mobilità (al Nord) pur trovare lavoro ha suscitato immediate critiche. Tra i primi a lamentare conclusioni inappropriate da parte del Senatur è stato Wolfango Pirelli della segretaria nazionale della Flc-Cgil, per il quale i laureati nelle regioni dalla Toscana in su troverebbero occupazioni meglio pagate dell’insegnamento. “Il problema – ha detto il sindacalista – è che non ci sono laureati al Nord che vogliono insegnare: quel che ne consegue è il risultato del fatto che sull’insegnante non si è fatto un investimento retributivo e professionale tale da renderlo competitivo“.
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Bossi annuncia: prima il federalismo, poi la riforma dell’istruzione
Troppi, avanti negli anni, con l’inizio di carriera legato alla precarietà, tendenzialmente propensi al secondo lavoro, a cambiare sede, quasi sempre poco entusiasti di stare dietro la cattedra. Ed ora pure “ignoranti della cultura del Nord”. A pochi giorni dalla pubblicazione del severo capo di accuse rivolto da Bankitalia, gli insegnanti della scuola italiana devono incassare un altro duro giudizio: stavolta da uno dei ministri più rappresentativi del Governo, Umberto Bossi, il quale dopo aver dato dell’inesperto al responsabile del dicastero di viale Trastevere, stavolta si è rivolto con toni accesi alla categoria dei docenti.
“I nostri studenti – ha detto il Ministro delle Riforme a Venezia, nel corso di una cena organizzata dalla Lega Nord il 19 luglio in occasione della Festa del Redentore – sono fregati da insegnanti ignoranti della nostra cultura del Nord“.
Su un’imbarcazione presa a noleggio per l’occasione, davanti ad alcune centinaia di sostenitori, tra una portata e l’altra Bossi ha espresso la sua idea sull’istruzione ai rappresentanti della Lega del Veneto e di Venezia. Sinora, anche nei programmi elettorali, la Lega si era invece contraddistinta per non aver mai preso in considerazione – almeno in pubblico – il settore formativo e dell’istruzione. Ora però qualcosa è cambiato.
“La scuola è una cosa fondamentale per il futuro del Paese – ha spiegato il Ministro – ma facciamo una cosa per volta. Adesso portiamo a casa il federalismo: poi facciamo anche la riforma dell’Istruzione”.
A Bossi non piacciono, inoltre, i contenuti dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo: evidentemente legato a contenuti troppo tradizionalisti e con poche possibilità di far esprimere gli studenti su aspetti più contestuali e meno nazionali.
“E’ una vergogna vedere come fanno gli esami di maturità i nostri ragazzi – ha sottolineato il Senatur –. Non siamo stati previdenti“. Poi una frase che ha il sapore del preavviso. Per questo motivo, d’ora in poi “dobbiamo essere molto previdenti. Per questo stop all’andazzo colonalista – ha concluso il leader della Lega -, ma non temiamo il centralismo romano“.
Al di là dei contenuti “colorati” a cui ci ha abituato il Ministro Bossi, l’impressione è che d’ora in poi Governo e Miur nel realizzare le annunciate modifiche all’impianto normativo scolastico dovranno fare i conti anche con questo genere di richieste: che intendono puntare dritto ad una gestione sempre più localista e regionale (in linea del resto con la nota revisione del Titolo V della Costituzione). Altrimenti in Aula, al momento della resa dei conti, chi non se ne è curato potrebbe pentirsene amaramente.