Inserire nei curricoli scolastici una disciplina dedicata alla Costituzione è sempre stata l’ambizione di ministri e parlamentari.
Ma, nonostante tutto, le difficoltà non sono mai mancate.
Anche il Governo Prodi ci aveva provato, ma senza riuscirci.
Nel luglio 2006 fu la senatrice Albertina SOLIANI a depositare, insieme con un’altra quarantina di colleghi (sinistra radicale compresa) a depositare un disegno di legge in materia di “delega al Governo per la promozione della cultura e dei valori costituzionali nella scuola italiana”.
E il 6 febbraio 2007 toccò proprio a Giovanna Capelli, senatrice di Rifondazione Comunista, dirigente scolastica come la Soliani, a svolgere la relazione introduttiva nella prima e unica riunione di Commissione nella quale si discusse il disegno di legge.
Il provvedimento, spiegava Capelli, prevedeva una delega al Governo ispirata al principio dell’inserimento obbligatorio nel curriculum e nel Piano dell’offerta formativa (POF) di progetti mirati a diffondere la storia e il contenuto della Costituzione oltre che la conoscenza delle istituzioni della rappresentanza democratica.
I decreti delegati avrebbero dovuto prevedere anche apposite iniziative per l’integrazione culturale degli alunni stranieri nonché la predisposizione di un apposito piano di formazione.
Il disegno di legge stanziava anche 500milioni di euro a sostegno delle attività didattiche e formative delle scuole (senza sottrarle, va precisato, a fondi già a disposizione del Ministero dell’Istruzione).
Le cronache parlamentari ci informano che la proposta della Soliani venne bloccata sul nascere dalla stessa vice-ministro Mariangela Bastico che, dopo aver sottolineato “piena condivisione sugli obiettivi e sui contenuti del ddl” affermava che “l’impianto attuale della didattica del primo e del secondo ciclo non consente la piena conoscenza della Costituzione”.
“Attualmente – aggiungeva ancora Bastico – tra gli insegnamenti del primo ciclo è inserita la materia della convivenza civile, mentre tra quelli del secondo ciclo è prevista l’educazione civica. Tuttavia, lo studio approfondito della Costituzione è spesso lasciato alla volontà di singoli docenti”.
Ma dopo queste premesse il vice-ministro Bastico osservava che una legge delega avrebbe finito per “legificare la materia dei programmi scolastici, tradizionalmente riservata a fonti di rango secondario”.
Come concludeva la Bastico ?
“E’ una forzatura utilizzare lo strumento del decreto legislativo al fine di inserire un solo insegnamento all’interno dei programmi didattici, tanto più che esso ha un carattere trasversale e multidisciplinare. Invito quindi la relatrice e la Commissione a sospendere l’esame del disegno di legge ed eventualmente ad elaborare un atto di indirizzo al Governo che recepisca i contenuti della proposta normativa”.
Diversi senatori del centro destra si associarono alla Bastico.
Paolo Amato (Forza Italia) si dichiarava “contrario allo strumento normativo previsto dal disegno di legge” ed esprimeva perplessità anche sul contenuto della proposta.
Giuseppe Valditara (AN) sottolineava l’irritualità del disegno di legge dichiarandosi invece “favorevole ad un atto di indirizzo che incoraggi il Governo nella promozione di tali attività”.
Sarà certamente interessante seguire il dibattito parlamentare che ci sarà in occasione della conversione in legge del decreto, per capire le ragioni per cui – a distanza di un anno e mezzo – lo strumento legislativo sia ora “cosa buona e giusta”.
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