Oltre confine si moltiplica il numero di scuole primarie con un sempre maggior numero di alunni immigrati, come in Germania dove si è avuta di recente la notizia di una prima di 22 alunni appartenenti alle più svariate nazionalità, addirittura 14, senza nemmeno un rappresentante tedesco. In Italia, invece, si polemizza ancora sulla presenza degli immigrati nelle scuole italiane. A dare il là è stata Isabella Bertolini (Fi) che si è rivolta al Governo per promuovere “l’introduzione di percorsi di inserimento nelle scuole, riservati agli alunni stranieri, per tutelare le esigenze degli scolari italiani. Si tratta di proposte – ha detto Bertolini – che avanzerò al nuovo esecutivo, nell’interesse dell’Italia, degli italiani, ma anche di tutti gli stranieri, che qui hanno scelto di vivere onestamente e fare crescere i loro figli”.
Le dichiarazioni della deputata di Forza Italia nascono a seguito della formulazione di alcune classi, nel territorio nazionale, particolarmente ricche di alunni stranieri: in certi casi limite il loro numero avrebbe superato quello degli studenti con cittadinanza italiana. L’esponente del Pdl ha fatto riferimento ad una scuola materna in provincia di Reggio Emilia, “in cui i 7 bambini italiani rappresentano una minoranza linguistica da tutelare rispetto ai 38 bambini stranieri che non parlano l’italiano: una realtà inaccettabile perché si rischia di discriminare i bambini italiani, anziché integrare gli stranieri, partendo proprio dall’insegnamento della lingua. Siamo di fronte ad un inaccettabile paradosso destinato a trasferirsi dalle scuole materne a quelle elementari, con conseguenze imprevedibili”.
L’on. di Forza Italia ha le idee chiare sul da farsi. “E’ un dato di fatto – ha detto sempre Bartolini – che servono aree protette all’interno delle scuole per tutelare i bambini italiani dall’enorme numero di alunni stranieri che parlano altre lingue. Ma anche insegnanti di sostegno destinati a tutelare la minoranza linguistica italiana all’interno degli asili del nostro Paese”.
Per la deputata queste situazioni sono frutto delle “gravi conseguenze delle politiche multiculturali della sinistra che, a Reggio Emilia e nelle città rosse dell’Emilia Romagna, hanno favorito in questi anni una affluenza incontrollata di stranieri, senza calcolarne le conseguenze sul piano sociale, culturale ed economico: bisogna invertire radicalmente la rotta, dettata dalle politiche pro-immigrati e anti-italiani, portata avanti in questi anni dalla sinistra, per evitare che nessun bambino italiano si senta straniero all’interno della propria scuola. L’integrazione – ha concluso Bertolini – deve partire dalla conoscenza e dalla condivisione della lingua e della cultura italiane e non dal sacrificio di queste rispetto ad altre”.
E’ bene tuttavia che il dibattito auspicato dal parlamentare del Pdl si svolga in brevi tempi: in base all’ultima pubblicazione del Miur l’aumento degli alunni non italiani procede al ritmo del 20-25 per cento all’anno e di questo passo nel 2011 il tetto del milione sarà superato.
Il recente rapporto ha messo in evidenza che se nel 2005-2006 gli alunni stranieri erano 425mila, nel 2006-2007 superavano le 500mila unità (501.445 unità) e nel 2007-2008 dovrebbero essere circa 570 mila, cioè il 6,4% (uno straniero ogni 16 alunni).
La distribuzione non è uniforme sul territorio nazionale: in Emilia-Romagna, il territorio a cui si è in particolare soffermato l’on. Bertolini, un alunno su 9 non è italiano; percentuali molto vicine al 10% si registrano anche in Lombardia, Veneto, Umbria e Marche, mentre in quasi tutte le regioni del sud e nelle isole si supera di poco l’uno per cento (solo in Calabria si arriva all’1,8%). Fra le città capoluogo di provincia il primato spetta a Milano (14,2%); nelle posizioni successive si collocano Alessandria (13,9%), Prato (13,7%), Reggio Emilia (13,0%) e Torino (12,6%). Un altro dato interessante riguarda le nazionalità presenti: quella albanese è la più diffusa (78 mila alunni, pari al 15,6 rispetto ai 500 mila stranieri); subito dopo si collocano i rumeni (68.600, pari al 13,7%), marocchini (68 mila, il 13,6%), i cinesi (24 mila, quasi il 5%), i montenegrini e gli ecuadoregni (16 mila in entrambi i casi, il 3,2%).
E’ nella scuola dell’infanzia che la presenza dei bambini non italiani rappresenta la quota più significativa (il 6,7%), mentre è più contenuta l’incidenza nella scuola secondaria di secondo grado (4,3%): l’ennesima conferma che con il passare degli anni la presenza di stranieri sui banchi diventerà sempre più significativa.