La maggior parte delle scuole italiane sono composte da strutture pericolose che “cascano a pezzi”: due su tre andrebbero buttate giù e rifatte daccapo. A sostenerlo è Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti, nel commentare alcune iniziative del governo in tema di sicurezza scolastica e il recente impegno finanziario di 7 miliardi proprio per l’edilizia di questo comparto.
“Edifici inadeguati”
“Le scuole italiane sono troppo vecchie e strutturalmente pericolose – sostiene Paccagnella – inoltre, negli istituti si insidiano agenti patogeni, ed in particolare il gas radon. In Italia, il 60-70% delle scuole dovrebbero essere letteralmente demolite”.
Nei nostri istituti scolastici, prosegue, “insegniamo ai bambini a chiudere bene il rubinetto dell’acqua e a spegnere la luce, ci troviamo poi in edifici che cascano a pezzi”.
E ancora: “Continuiamo a fare convegni, seminari e incontri sul tema delle scuole italiane e della palese inadeguatezza e vetustà della quasi totalità degli edifici esistenti ma sono quasi vent’anni che proponiamo l’abbattimento programmato degli edifici scolastici assolutamente inadeguati in zone sismiche 1, 2, 3 quindi a rischio crollo, pertanto potenzialmente in grado di causare feriti e vittime in caso di sisma anche di modesta entità, oltre ai frequentissimi casi di crolli parziali di porzioni di manufatti, anche in assenza di terremoto”.
“È inutile continuare a sperperare denaro”
Sempre secondo il presidente di Federcontribuenti, il tempo della manutenzione ad oltranza in molti casi è scaduto: ritiene “inutile continuare a sperperare denaro dei contribuenti per effettuare rilevazioni statiche sulle scuole esistenti, quando sappiamo molto bene che le attuali tecniche costruttive basate sul calcestruzzo armato e similari, risulta assolutamente inopportuno per la nostra Italia, nella gran parte fortemente sismica”.
La denuncia dell’associazione trova fondamento in un dato: la maggior parte delle scuole pubbliche italiane è stata costruita negli anni Settanta, quindi ha tra i 40 e i 50 anni. Quasi mezzo secolo fa: considerando che i materiali di costruzione utilizzati in quegli anni sono stati ampiamente superati, per non parlare delle tecniche, la drastica conclusione della Federcontribuenti merita sicuramente rispetto.