I contestatori del decreto 137 sul maestro unico e la riduzione a 24 ore del tempo scuola base alla primaria non potranno contare su un intervento in extremis del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a cui si chiede di non firmare la conversione finale del decreto in legge e “bloccare tutto”: a freddare le loro aspettative, espresse in questi giorni attraverso un ‘fiume’ di messaggi inviati al Capo della Stato tramite il servizio di posta del sito internet del Quirinale, è stato lo stesso staff di Napolitano. Che per l’occasione ha spiegato la necessità del rispetto dei ruoli istituzionali, ai quali si devono ovviamente attenere anche le massime cariche dello Stato.
“Secondo la Costituzione italiana – ha fatto sapere la presidenza della Repubblica attraverso una circostanziata nota – è il Governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel Parlamento stesso”.
L’invio delle e-mail era stato avviato alcuni giorni fa dalle associazioni e coordinamenti, soprattutto della capitale, che in questi giorni stanno opponendosi strenuamente, tramite sit-in e manifestazioni spontanee o organizzate, all’approvazione del discusso dl ribattezzato Gelmini. I messaggi riferisce lo stesso Quirinale, sono stati inviati da “parte di singoli, e in particolar modo da insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni” per chiedere al Presidente “di non firmare il decreto legge 137 – o, più propriamente – la legge di conversione di tale decreto”.
Secondo il Colle l’elevato numero di e-mail, sembra già diverse migliaia grazie ad al tam tam dei contestatori intenzionati ad arrivare almeno a quota 20 mila, non muterebbe però le possibilità, praticamente nulle, di un intervento del Presidente per cambiare i contenuti del decreto legge. “Il Capo dello Stato – spiega la nota – non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, ed il Presidente ha in ogni caso l’obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo”.
Il Presidente della Repubblica ha anche fatto notare che il testo è a tutt’oggi ancora all’esame delle Camere. “Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del Presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare che il Parlamento non ha ancora concluso l’esame del provvedimento in questione”. Il cui esito però, a meno di clamorosi colpi di scena, dopo la larga fiducia accordata dalla Camera, sembra pressoché scontato anche al Senato. Dove nei giorni 21,22 e 23 ottobre approderà per l’approvazione finale.