Le regioni sembrano proprio intenzionate ad impugnare l’articolo 3 del decreto legge 154, che introduce il cosiddetto dimensionamento della rete scolastica con la conseguente chiusura o l’accorpamento degli istituti più piccoli e il commissariamento delle Regioni inadempienti: a sostenerlo è Vasco Errani, Presidente della Conferenza delle Regioni e Governatore dell’Emilia Romagna, secondo cui o il Governo si ferma e apre il confronto vero, “oppure si andrà inevitabilmente alla Corte Costituzionale”. La presa di posizione fa il paio con quella della Toscana, che all’indomani dall’approvazione del decreto – approvato pochi giorni fa all’interno di un piano urgente per contenere “la spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali” – ha fatto sapere di voler ricorrere alla Consulta: secondo i vertici toscani vi sarebbero forti dubbi sulla costituzionalità del decreto perché invasivo delle prerogative regionali. In base alla normativa in vigore, infatti, questo tipo di scelte rimangono di competenza delle autonomie locali. Lo Stato avrebbe quindi fatto un passo troppo lungo legiferando su decisioni delicate, come può essere quella di chiudere una scuola a Capri o ad Asiago, costringendo gli alunni a sobbarcarsi lunghi viaggi in traghetto o in pullman.
Home Archivio storico 1998-2013 Notizie dalle Regioni Dl 154, l’Emilia Romagna pronta a ricorrere alla Corte Costituzionale
Dl 154, l’Emilia Romagna pronta a ricorrere alla Corte Costituzionale
Dubbi di legittimità sarebbero posti anche sull’articolo 64 della legge 133 che il 6 agosto ha introdotto i criteri di dimensionamento degli istituti scolastici. Il presidente Governatore dell’Emilia Romagna è categorico.”E’ il Governo che ha deciso il conflitto: si parla tanto di federalismo, ma nei fatti si interviene con atti unilaterali e pesanti, su cose che riguardano oltretutto la formazione dei nostri ragazzi”, ha denunciato Errani.
Secondo il Governatore era invece necessaria un’adeguata programmazione sulle reti scolastiche che andasse al di là del provvedimento conseguente alle esigenze di bilancio: “Se ci sono dei problemi non si fa un intervento dall’alto senza nessun confronto – dice sempre Errani – mettendo il meccanismo del commissariamento (entro il 15 dicembre a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi n.d.r.) senza dir nulla a nessuno. Il Ministro ha scelto questa strada senza coinvolgerci: non è un comportamento serio dal punto di vista istituzionale.”
Secondo Errani nel decreto mancherebbero le deroghe per gli istituti situati in situazioni o zone particolari o isolate: “Questa norma dice – continua il Presidente della Conferenza – che si chiudono i plessi sotto i 50 ragazzi: significa che chiuderanno molte scuole nel paese in modo ragionieristico. Nell’interesse della formazione non si dovrebbe agire così”.
I vertici della Regione Emilia Romagna non discutono i tagli necessari, ma le scelte su cui sono caduti. “Ci si metta attorno a un tavolo e si discuta. Noi abbiamo fatto, ad esempio, scelte importanti. Ma non con un impianto così astratto, che non fa bene alla scuola. Si deve tenere conto dei territori e costruire un processo, se si vogliono risultati positivi”.
Secondo il Governatore era invece necessaria un’adeguata programmazione sulle reti scolastiche che andasse al di là del provvedimento conseguente alle esigenze di bilancio: “Se ci sono dei problemi non si fa un intervento dall’alto senza nessun confronto – dice sempre Errani – mettendo il meccanismo del commissariamento (entro il 15 dicembre a seguito del mancato raggiungimento degli obiettivi n.d.r.) senza dir nulla a nessuno. Il Ministro ha scelto questa strada senza coinvolgerci: non è un comportamento serio dal punto di vista istituzionale.”
Secondo Errani nel decreto mancherebbero le deroghe per gli istituti situati in situazioni o zone particolari o isolate: “Questa norma dice – continua il Presidente della Conferenza – che si chiudono i plessi sotto i 50 ragazzi: significa che chiuderanno molte scuole nel paese in modo ragionieristico. Nell’interesse della formazione non si dovrebbe agire così”.
I vertici della Regione Emilia Romagna non discutono i tagli necessari, ma le scelte su cui sono caduti. “Ci si metta attorno a un tavolo e si discuta. Noi abbiamo fatto, ad esempio, scelte importanti. Ma non con un impianto così astratto, che non fa bene alla scuola. Si deve tenere conto dei territori e costruire un processo, se si vogliono risultati positivi”.
Le regioni che intendono contrastare le nuove norme possono contare anche sull’appoggio dell’opposizione politica: sul decreto 154 Manuela Ghizzoni, capogruppo del Partito democratico in commissione Cultura alla Camera, ha detto che si tratta di “un vero e proprio blitz per dare una forte accelerazione al ridimensionamento della rete scolastica già previsto dalla manovra d’estate”.
A livello nazionale, in base ad alcune stime non ufficiali, rischierebbero di chiudere almeno 4 mila istituti. Solo in Emilia-Romagna sono 92 i plessi della scuola primaria, 39 quelli di scuola secondaria di primo grado e sei i plessi di scuola superiore con meno di 50 studenti che rischiano la chiusura. La Regione, fa notare l’assessore regionale alla Scuola Paola Manzini “da tempo esercita le proprie funzioni di indirizzo al territorio per l’organizzazione della rete scolastica, in accordo con le Province e i Comuni. Dobbiamo preoccuparci della qualità del servizio scolastico, oggi assicurata in tutto il territorio regionale, e invece il decreto 154 stabilisce una scadenza a brevissimo termine”.
Il 16 ottobre, al termine della Conferenza delle Regioni, si saprà ufficialmente la posizione maggioritaria delle regioni: se, come sembra, decideranno di dare battaglia si preannunciano risposte non certo a breve scadenza. E nel frattempo le legge sarà già entrata in vigore obbligando molte regioni ad applicarla.