D’ora in poi le lezioni private saranno tassate al 15% e il guadagno non entrerà a far parte del reddito complessivo.
Di questo avevamo già dato notizia in precedenza dando anche conto di una precisazione dell’onorevole Lucia Azzolina (M5S) che sostiene che chi denuncia l’attività paga oggi una tassa molto più elevata, quindi il 15% rappresenta un risparmio per i docenti.
La questione viene ulteriormente chiarita nella relazione tecnica.
I tecnici del MEF spiegano che oggi il “mercato” delle lezioni private vale un miliardo di euro ma soltanto il 10% viene regolarmente denunciato (la relazione prende per buoni i dati di una ricerca della Fondazione Einaudi).
La quota tassata, quindi, è pari a 100 milioni di euro alla quale, attualmente, corrisponde una tassa di circa 30 milioni.
Se d’ora in poi i docenti pagheranno il 15%, il Fisco incasserà solamente 15 milioni: ci sarà dunque – si legge sempre nella relazione tecnica – una minore entrata di 15 milioni per le casse dello Stato proprio in corrispondenza del risparmio per i docenti.
Incredibilmente, però, nella relazione tecnica non si fa alcun cenno ai 900 milioni che attualmente sfuggirebbero al Fisco: neppure un rigo per dire che l’Agenzia delle Entrate potrebbe effettuare qualche controllo.
Si dà insomma per scontato che quei 900 milioni potranno continuare ad essere incassati in modo irregolare.
A meno che le cose non stiano diversamente: le lezioni private in nero non esistono proprio e tutto viene già dichiarato.
A leggere la relazione tecnica, insomma, si ha la sensazione che la misura sia addirittura finalizzata a far risparmiare gli insegnanti che impartiscono lezioni private anche a costo di provocare minori entrate per il Fisco.
Francamente una misura sempre meno comprensibile.