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Reclutamento docenti, Bussetti: “Concorsi su posti disponibili e destinati ai giovani. Stop al FIT”

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Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, è intervenuto presso la Commissione Cultura, nell’ambito dell’esame in sede consultiva del disegno di legge di bilancio 2019.

Il ministro ha ribadito quali saranno le novità della manovra per quanto riguarda la scuola. Fra i vari punti, il Ministro ha toccato il tema del reclutamento, che vedrebbe numerose novità, come già riportato da questa testata.

Addio al FIT: solo un anno di formazione e prova

Bussetti conferma in aula che “viene abrogato il percorso FIT ordinario, particolarmente complesso anche perché eccessivamente lungo. Il reclutamento dei nuovi docenti sarà più snello e prevederà l’effettiva assunzione in servizio basata su posti vacanti e realmente disponibili”.

Infatti, in base all’articolato della bozza in legge di bilancio, il termine FIT viene sostituito in “percorso annuale di formazione iniziale e prova“. Questo vuol dire che una volta vinto il concorso, il docente dovrà sostenere un solo anno di formazione, che varrà come anno di prova, ed in seguito sarà immesso in ruolo.
Il ministro ricorda che sarà cancellata la titolarità su ambito che tornerà quindi su scuola. Pertanto, al termine del percorso annuale di formazione e prova, l’insegnante verrà assunto sullo stesso posto e nella stessa scuola della prova dove dovrà restare però per almeno 4 anni, salvo esuberi.

Concorso bandito con regolarità in base alle necessità

Un altro punto evidenziato dal numero uno di viale Trastevere è quello dei concorsi, che per la scuola secondaria sarà aperto ai laureati, anche privi di abilitazione all’insegnamento.

Inoltre, Bussetti ha evidenziato come “il concorso sarà bandito con regolarità per quelle classi di concorso e per quelle regione nelle quali ci saranno effettive necessità. Potranno partecipare giovani laureati per gli insegnamenti per i quali hanno conseguito il titolo. Non ci saranno più graduatorie di idonei ma solo vincitori di concorso ai quali viene, finalmente, garantita l’immissione in ruolo”.
Infinechi non vincerà il concorso ma supererà tutte le prove, “acquisirà l’abilitazione utile, tra l’altro, all’insegnamento anche ai fini della legge 62/2000”. 

Ricordiamo, tuttavia, che per partecipare al concorso che è previsto già dal 2019, serviranno la laurea ed i 24 CFU nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche”, che restano requisito d’accesso come previsto dal Decreto Legislativo n. 59/2017.

 

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